Super Bowl: Seattle asfalta Denver

Primo grande successo dei Seahawks Seattle. Il proprietario è Paul Allen, che assieme a Bill Gates fondò quella che poi sarebbe diventata la multinazionale del software

Clinton McDonald dei Seattle Seahawks
Clinton McDonald dei Seattle Seahawks

Più che una partita è stata un'umiliazione quella che Seattle ha inflitto a Denver nella finale numero 48 del Super Bowl. Al Metlife Stadium di East Rutherford, in New Jersey, i Seahawks di Seattle hanno letteralmente strapazzato i Broncos di Denver (43-8), portando a casa il titolo. Sfogliando gli almanacchi 35 punti sono il terzo scarto più grande di sempre in una finale. Grandissima, com'era inevitabile, la delusione del forte Peyton Manning: il suo sogno era quello di diventare il primo quarterback ad aggiudficarsi il "Vince Lombardi Trophy" per due volte con squadre diverse. Clamorosamente smentita la previsione di Obama, che alla vigilia si era detto convinto di una partita apertissima. Invece è stata una passeggiata per i Seahawks. Lo si è visto fin dall'inizio. Pochi secondi (appena dodici) e Seattle era già in vantaggio, sfruttando un errore degli avversari in attacco. Una doccia fredda da cui la squadra del Colorado non si riprenderà più. I Broncos non sono mai riusciti ad alzare la testa: il primo quarto si è chiuso 8 a 0. Grazie a una difesa fortissima, le corse di Russell Wilson (due touchdown) e una interception di Malcolm Smith, votato migliore giocatore della partita, i Seahawks hanno mostrato di avere in pugno la partita. Tanto che alla fine del secondo quarto erano già 22 a 0.

Dopo il riposo, e lo show di Bruno Mars e dei Red Hot Chili Peppers, il copione non è cambiato. Come si era visto all'inizio della gara i "cavalli selvaggi" subiscono un touchdown dopo appena 10 secondi. I "falchi di mare" (Seahawks) concedono solo una meta a fine del terzo tempo. Ma è del tutto irrilevante. Alla fine la gara si chiude con un risultato tondo: 43 a 8. Coach Pete Carroll a 62 anni diventa il terzo allenatore più anziano a vincere il Superbowl e anche il terzo ad aver fatto la doppietta col titolo universitario (dirigeva Southern California).

A Seattle inizia la grande festa: sulla famosa torre che simboleggia la città viene esposta una bandiera enorme con il numero 12, il dodicesimo uomo in campo (il pubblico). Entusiasmo e inevitabili sfottò anche sui social network. Molti tifosi hanno preso di mira le legge che legalizza la marijuana, appena approvata dal Colorado, per tentare di "spiegare" la disfatta di Denver. Persino Hillary Clinton ha commentato la partita, su Twitter, soffermandosi sulla durezza del gioco. L'ex segretaria di Stato ne ha approfittato per lanciare una stoccata alla Fox, l'emittente tv che trasmetteva la finale: "È divertente vedere che sulla Fox qualcun altro viene maltrattato e aggredito".

La rivincita di Microsoft

Il trionfo dei Seattle segna la rivincita di Microsoft, azienda importantissima ma negli ultimi anni oscurata, a livello di immagine, dal successo della Apple. I Seahawks, infatti, appartengono a Paul Allen, che assieme a Bill Gates fondò, nel lontanissimo 4 aprile 1975, quella che poi sarebbe diventata la multinazionale del software. Con i suoi 15,8 miliardi di patrimonio, Allen, 61 anni, è il 26° uomo più ricco d’America. Oltre ai Seahawks possiede anche i Blazers, la squadra di basket Nba di Portland e un pacchetto di minoranza di un piccolo club di calcio.

Ma a festeggiare per "falconi" è anche il suo ex compagno di liceo, Bill Gates, l’uomo più ricco del mondo, anche lui, nato e cresciuto a Seattle, che ieri, prima dell’inizio della partita ha postato sul suo account di twitter una sua foto con tanto di maglietta dei falconi e il messaggio: "Good Luck, my hometown". Scaramanzia mandata in soffitta: l'augurio stavolta ha portato benissimo.

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