Il Milan di Inzaghi è ancora una coperta corta, troppo corta per tenere al calduccio le ambizioni del suo presidente e soddisfare le aspettative del suo popolo di tifosi. Uscendo di metafora: se il Milan di questi tempi ancora indecifrabili difende con tigna e precisione, come contro la Fiorentina, non può riuscire a esaltare il copione offensivo come accadde già in parte contro la Juve. Qualora invece volesse inseguire velleità spettacolari, come a Parma o a Empoli, beh allora le fragilità difensive diventano un macigno sulle spalle del gruppo. Pippo Inzaghi, alle sue prime vere esperienze sulla panchina che scotta, è costretto a dondolare tra questi due estremi ricercando disperatamente un punto d'equilibrio tra le due fasi che è poi il segreto di Pulcinella nel calcio attuale. «Se c'è amarezza dopo il pari con la Fiorentina che in passato ha staccato il Milan in classifica e lo ha battuto negli ultimi tre anni, vuol dire che di strada ne abbiamo fatta» è la chiave di lettura, tutt'altro che infondata, fornita dall'interessato per l'occasione mancata di sedersi da solo e comodamente sulla poltrona del terzo posto. «Corriamo dietro non so a cosa, il migliore è sempre quello che non gioca» è il suo rammarico travestito da sfogo, rivolto alla critica che non ha apprezzato lo sforzo dei suoi oltre che il modesto 1 a 1.
Il nodo, per non ripetere il concetto della coperta corta, è sempre lo stesso. Se c'è Menez che non sfonda e non fa decollare il gioco, il pensiero corre subito a Torres fin qui non ancora capace di stregare la platea. I due, solo in talune circostanze, possono giocare insieme. «Io sono un tipo razionale, devo fare scelte per il bene della squadra e mi faccio consigliare solo da ciò che vedo sul campo. Per esempio: ho mai lasciato fuori Honda?» l'altra parte dello sfogo di Inzaghi che può essere condiviso e porta dritti dritti ai rilievi tecnici di Berlusconi, favorevole ad occupare meglio e con un numero più consistente di attaccanti, l'area di rigore avversaria. Per sintesi gradiva Torres davanti a quel Menez che andava in giro per il campo a inseguire magie improbabili. «Anche mezz'ora fa ero al telefono con il presidente che ci trasmette consigli e tanto entusiasmo: lui è molto contento di noi e del nostro attacco, il migliore del campionato» la dichiarazione che è un inno all'intesa con Arcore e un modo elegante per trasformare quel colloquio di domenica sera, all'intervallo di Milan-Fiorentina, in uno dei tanti episodi di collaborazione tra club e staff tecnico. Per i non frequentatori di Milanello: sarebbe preoccupante il contrario, se non ci fossero più contatti così frequenti. Alla ricerca di una formula che non c'è, il viaggio a Cagliari, al cospetto della squadra di Zeman può risultare un altro snodo decisivo.
La presenza di Torres, senza modificare il resto dello schieramento, è il tentativo di trovare la quadratura del cerchio. «Il mio Milan ha bisogno di equilibrio» la conclusione di Pippo che deve aspettare gennaio per ritrovare Montolivo (oggi o domani l'ultimo controllo).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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