Un gol all'Arabia Saudita, 144 minuti giocati tra l'amichevole di San Gallo e quella con la Francia nella «sua» Nizza, ma soprattutto tanti messaggi e video sui canali social. Alcuni scherzosi nei momenti del ritiro a Coverciano, altri molto più seri, specie dopo quello striscione a sfondo razzista a San Gallo. Nella settimana del ritorno in azzurro di Mario Balotelli dopo quasi 4 anni, mancava solo un particolare: la presenza in conferenza stampa accanto al ct Mancini. La lacuna è stata colmata a Vinovo nella vigilia della gara di Torino con l'Olanda. Che Balotelli non giocherà per un normale turnover. Ma senza scendere in campo, il protagonista incontrastato resta lui. «Sono stato abbastanza male in questo periodo di assenza dalla Nazionale, ma pensare al passato, come alla mancata chiamata per lo spareggio con la Svezia, non serve - così SuperMario -. Quando c'era Conte, non stavo benissimo fisicamente, la scelta secondo me è stata anche giusta. Per quanto riguarda Ventura, un'idea ce l'ho del perchè non mi abbia convocato, ma la tengo per me. Abbiamo parlato, ma le sue spiegazioni non le ho capite neanche bene. E comunque ho rispettato la sua scelta».
Diplomatico, forse troppo, sul tema. Tanto da sviare il pericoloso quesito sull'ostracismo - risaputo - di qualche «senatore» azzurro negli ultimi anni. Tagliente e secco, invece, quando si affronta il tema razzismo. «Parlare di persone che non ti capiscono è più semplice che parlare di razzismo - ha sottolineato Balotelli -. Io l'ho vissuto sulla mia pelle, quando ero più piccolo. Non so se sia razzismo o gelosia. Di sicuro fa molto male e dà fastidio. È ora di svegliarsi e che l'Italia diventi più aperta come altri Paesi, come la Francia e l'Inghilterra. Se sono preoccupato per l'attuale governo italiano con la Lega e Salvini ministro dell'interno? Non sono ancora un politico, quando lo diventerò, potrò rispondere».
L'ipotesi di affidargli la fascia di capitano nella partita con la Francia sarebbe stato un segnale forte da parte della Federcalcio, ma alla fine ha prevalso la logica meritocratica del numero di presenze in azzurro. «Devo essere sincero, fare il capitano, per me, non cambierebbe più di tanto - ha sottolineato Balotelli -. Io sono in questa Nazionale per fare gol, non per fare il capitano. Ma per gli altri potrebbe essere un bel segno, soprattutto per gli immigrati africani. Quello che serve, da me, sono principalmente i gol. E fare gruppo, e questo è veramente un bel gruppo».
Balotelli spera ancora nel Pallone d'Oro («provandoci non farò male a nessuno»), confessa che non c'è diffidenza delle squadre nei suoi confronti («è che Mino - Raiola, il suo procuratore, ndr) - chiede tanti soldi») e sorride alla risposta di Mancini su quanti Balotelli vorrebbe in squadra. «Uno basta...
Ho avuto la fortuna di averlo da ragazzo, a 17 anni, aveva qualità incredibili e l'ho fatto giocare. Ha ancora grandi qualità, ne ha buttate un po' facendo degli errori, per sua fortuna ha tanti anni davanti per rifarsi», così il ct che gli ha ridato la maglia azzurra. Che Mario, ora, vuole tenersi stretta.
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