Sei volte su sei in semifinale tra Europei e Mondiali dal 2006 a oggi. La Germania resta una delle grandi del calcio anche se dopo la vittoria mondiale a Rio è sembrata vivere, a livello di nazionale, una fase di recessione tecnica con Loew che ha dovuto fare i conti con un difficile ricambio generazionale. Un biennio complicato, iniziato con gli addii alla Mannschaft di Klose, Mertesacker e del terzino Lahm, ancora senza un vero proprio sostituto, e con altri sei tagli rispetto alla squadra che al Maracanà era salita sul tetto del mondo, proseguito con un cammino nel girone non proprio eccezionale anche per i ko in casa di Polonia e Irlanda, concluso con il pass europeo arrivato solo all'ultima giornata. Ma una volta arrivata in Francia, la squadra teutonica ha fatto tanta strada, con le solite armi: forza, grinta e tenacia. E allora è il caso di riavvolgere il nastro per capire dove nasce l'ennesima impresa della Germania, forte delle strutture federali disseminate sul territorio per addestrare i giovani, l'integrazione culturale e razziale, il cambio di stile di gioco (da quello teutonico a uno più latino).
La mente ci riporta all'Europeo Under 21 del 2009. Sulla strada dei vincitori di quel torneo, ovvero la squadra diretta dal grande Hrubesch, si frappose anche l'Italia. Confrontando le rose dell'epoca vediamo come i soli Candreva e Sirigu (che non era titolare nemmeno in quella circostanza) erano fra i 23 azzurri di Conte, mentre Loew ha nel suo gruppo attuale ben sei di quei campioni europei (sette se si considera Kroos, che partecipò solo alle qualificazioni ma non alla fase finale). Scorrendo i nomi, c'è l'ossatura dell'attuale National Mannschaft: il portiere Neuer, i difensori Howedes, Boateng e Hummels (la retroguardia del quarto di finale con l'Italia), i centrocampisti Khedira e Ozil. Di quel gruppo faceva parte anche Kroos. Sono loro il primo frutto della rivoluzione del calcio tedesco avviata dopo le figuracce ai mondiali del '98 e all'Europeo del 2000.
Un'operazione di cui Neuer è il fiore all'occhiello. Nel 2009 subì solamente un gol esattamente come accaduto in Francia, battuto solo da Bonucci su rigore interrompendo un record di imbattibilità che durava da 557' (l'ultima rete incassata contro il Brasile nel 2014 nel clamoroso 7-1 per i tedeschi). Per l'enfant prodige di Gelsenkirchen, non sono state però tutte rose e fiori. Il suo passaggio nel 2011 dallo Schalke, squadra di cui era capitano e idolo assoluto della curva, al Bayern ormai orfano del mito Oliver Kahn fece arrabbiare i tifosi di entrambe le squadre. Tanto che gli ultras bavaresi si radunarono sotto la sede della società per chiedere l'annullamento del trasferimento. Le proteste arrivarono fino in Italia, a Riva del Garda, dove la squadra era in ritiro. E dopo due giorni di trattative intense, si arrivò a un compromesso: Neuer sarebbe rimasto al Bayern, ma avrebbe dovuto rispettare 5 regole, tra cui non baciare la maglia.
Queste regole sono ancora in vigore, ma i tempi sono cambiati. Oggi a Monaco è diventato "SuppaManuel", che vuole dire super. E Neuer è considerato il più forte portiere del mondo, anche secondo l'Iffhs che lo ha messo in cima alla lista per tre anni di fila. «È migliore di me», la consacrazione di Gigi Buffon. Che non ha fatto altro che sancire la bravura indiscussa di Manuel, dal fisico massiccio ma dotato di notevoli riflessi. «Non smette mai di progredire, è molto critico con se stesso», dice di lui il preparatore dei portieri tedesco Andreas Koepke.
«Neuer ha i guanti caldi», ha titolato L'Equipe ricordando le due parate nella lotteria dal dischetto contro l'Italia. Anche se lui ha fatto i complimenti agli azzurri per come avevano tirato i rigori. Come in Brasile due anni fa, ora è pronto a sbarrare la strada della Francia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.