Dalla Svezia con furore: «La Juve ha dopato Ibra»

L'accusa di un medico scandinavo. Raiola: «La sua vita non sarà più la stessa»

Domenico Latagliata

La Juventus non commenta. Raiola sì. Perché Ulf Karlson, ex medico della nazionale di atletica svedese, ci è andato giù pesante. Troppo. «Quando Ibrahimovic giocava nella Juventus (tra il 2004 e il 2006, ndr) è aumentato di dieci chili in sei mesi. Secondo me era dopato», ha dichiarato in un'intervista rilasciata a Sport Bladet ribadendo quanto già detto in occasione di una conferenza dedicata allo sport. «Sono convinto di quel che dico ha poi aggiunto Karlsson -. Negli sport di squadra i controlli sono meno stringenti rispetto a quelli che ci sono nelle discipline individuali. Zlatan aveva aumentato la massa muscolare in maniera esagerata in un periodo di tempo troppo limitato. Anche Albin Ekdal (lui pure svedese, ndr) aveva messo su otto chili in quel club: credo ci fosse quel tipo di cultura e un loro medico era stato sospeso per mesi. La mia non è un'accusa diretta nei confronti di Ibrahimovic: il mio è un discorso generale sul doping negli sport di squadra».

Per chi non lo ricordasse, il riferimento fatto da Karlsson va al processo per abuso di farmaci che vide protagonisti la Juventus e il suo responsabile medico Riccardo Agricola, che si salvò dall'accusa di doping e di frode sportiva - relativa comunque ad un periodo antecedente all'arrivo di Ibra (1994-1998) - grazie alla prescrizione. Detto questo, fa comunque rumore il fatto che il medico svedese tiri direttamente in ballo l'attuale attaccante del Psg il quale, per bocca del suo manager Raiola, ha già fatto capire che non starà a guardare: «Lo denunceremo. Ci sarà per lui una vita prima di questa dichiarazione e una vita dopo. La Juve? C'erano un sacco di controlli: Zlatan è stato testato tra le 15 e le 20 volte. Tutto questo è ridicolo. Ovunque sia andato, Ibrahimovic non ha preso alcun farmaco: nemmeno un'aspirina.

Il 69enne Karlsson potrebbe insomma essere chiamato a rendere conto delle sue affermazioni davanti a giudice.

Dove in realtà avrebbe anche potuto recarsi anni fa in prima persona, ben prima di ammettere in un'intervista di avere visto di persona allenatori e dirigenti di mezza età pomiciare sfrontatamente con giovani atlete di dodici-tredici anni perfino durante lo svolgimento di gare a vari livelli. Da una tristezza a un'altra, il suo nome sarebbe stato anche da alcuni accostato a pratiche dopanti utilizzate con atleti svedesi di atletica leggera: meglio prenderlo con le molle, ecco.

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