La svolta di Moratti: «Ho fatto il mio tempo ma le quote le tengo»

«Mazzarri? Non ho mai detto nulla di sgradevole...» E Thohir raduna tutta la società: avanti col progetto

La svolta di Moratti:  «Ho fatto il mio tempo ma le quote le tengo»

Ci sono tanti modi per dire delle cose giuste, basta saperle dire. In tutta questa faccenda ci ritroviamo davanti a dichiarazioni che in sè non fanno una grinza, da Bolinbroke a Mazzarri, da Moratti ai silenzi di Thohir. Forse la catapulta arriva da quello che non è stato detto. Bolinbroke quando ha parlato della scellerata gestione precedente probabilmente si è dimenticato di precisare che sapevano tutto, hanno rivoltato l'Inter come un calzino prima di acquistarla e nessuno li aveva obbligati a farlo. Forse Mazzarri poteva rispondere che tutte le sue energie erano dirette a far ricredere l'azionista di minoranza, invece di non volerle spendere per rispondergli. E Moratti poteva ricordare che in qualunque club del mondo l'allenatore rischia se non arrivano i risultati. Il silenzio di Thohir: non ha difeso Mazzarri ma ha dato questa idea non prendendo posizione. Uno scenario di fraintendimenti. A Mazzarri fu chiesto come commentava la frase di Moratti: fosse per lui, gli hanno riferito, lei sarebbe già esonerato. Ma Moratti non lo aveva detto, e Mazzarri avrebbe dovuto rispondere che conosceva le dichiarazioni del presidente onorario e il loro senso non era esattamente questo. Una sopra l'altra, di fficili da gestire, Bolingbroke ha parlato da manager, come usano gli anglosassoni quando discutono di finanza, zero orpelli, subito all'osso.

Adesso Erick Thohir deve fare di nuovo i conti, abbiano capito che ha grandi potenzialità e cash ridotto, cercando di mediare il più possibile perchè Massimo Moratti ha lasciato ma non molla: «Le quote sono mie e me le tengo». L'ex presidente dell'Inter parlava del suo 29,5 per cento, nessuna intenzione di cederlo. E uscendo dagli uffici della Saras, ha commentato: «Mazzarri dice di non aver detto nulla di sgradevole? Beh, neanch' io». Fantastico, un caso sul nulla, ognuno ha detto una verità, una commedia degli equivoci che rischia di diventare grottesca, in realtà tutto come previsto: «Non è finita male - ha detto Moratti -. È solo un normale cambiamento. Credo di aver fatto il mio tempo, nulla di più». Però significa che in caso di aumento di capitale deve partecipare per la quota relativa, significa che entra in questione l'organizzazione degli Inter Campus in cui è pesantemente coinvolta tutta la famiglia, la posizione del vicepresidente Javier Zanetti con contratto biennale, ma i segnali sono di continuità, non della sede del club, solo in affitto, è cambiato il nome di chi versa il canone: «Non mi sento tradito - ha detto Moratti -. E non sono arrabbiato, solo dispiaciuto». In realtà ha poi confidato che il bilancio presentato era più pesante dell'ultimo con lui presidente, e che aveva accettato di tenere almeno il 30 per cento nella speranza che Thohir, spendendo meno, avrebbe investito sul mercato. Ora comunque manca qualcuno nel Cda, ha detto Thohir che c'è qualcosa da rivedere nelle strategie, ma Moratti non è un rancoroso, non si metterà di traverso. Il presidente ha rimandato la sua partenza per rassicurare e rincuorare, in mattinata incontro di un'ora al termine dell'allenamento con Mazzarri e Fassone, nel pomeriggio adunata generale dei reponsabili della varie aree al Bulgari di Milano, presenti oltre all'allenatore e al dg, anche Zanetti e il ds Ausilio. È il momento di fare squadra, Moratti non è un problema, lo è la squadra. Le strategie visibili di Thohir sono quelle di difendere il difendibile e soprattutto quelli che restano, Bolingbroke ha detto certe cose anche per intortarsi un po' i gendarmi dell'Uefa sul fairplay, Mazzarri era sotto pressione, non voleva offendere nessuno.

Intanto Ausilio sta chiudendo con Kovacic per un rinnovo a giugno 2019, per M'Vila lesione al collaterale, un mese di stop. La squadra è questa, il mercato di dicembre non la cambierà di molto, a giugno però può succedere di tutto, Mihajlovic va in scadenza, qui equivoci zero.

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