Il Tav fa subito un colpo. Conte più vicino all'Italia

L'ex juventino potrebbe accettare anche per fare un dispetto ad Agnelli. Ancora lontani sull'ingaggio: 1,7 milioni l'offerta, lui vuole il doppio

Il Tav fa subito un colpo. Conte più vicino all'Italia

L'operazione Conte è avviata. Ieri l'ex inadeguato oggi diventato presidente federale ha cominciato la manovra di avvicinamento e convincimento. Non è detto che l'ex allenatore della Juve non gli abbia dato sodisfazione. Tempo qualche giorno e Tavecchio avrà in mano il ct. Ieri il presidente Figc ha lavorato in federazione, messo mano al telefono di primo mattino e pescato il suo ct di riferimento. «Ho parlato con lui, non mi ha ancora dato una risposta definitiva», ha raccontato. Aggiungendo: «Comunque ho parlato con tre-quattro tecnici». Tavecchio non saprà parlare bene, ma sa raccontarla. Magari con l'inclinaziopne al pinocchiesco. Pare invece che la telefonata a Conte sia stata positiva. Tav lo ha fatto intuire nelle righe delle poche parole. «É una persona per bene, non mi ha detto sì, sennò lo direi. La scelta avverrà prima di lunedì. Ottimista? Sono ottimista per la federazione e per l'Italia». Il tecnico è meglio disposto rispetto ai pensieri di qualche giorno fa: c'è la disponibilità ad un incontro subito dopo Ferragosto, non certo in zona romana (federazione), piuttosto nelle vicinanze lombarde (casa Tavecchio). Ora Conte è in vacanza in Croazia. Il tempo di tornare. E non è escluso che nell'idea di accettare la panchina della nazionale, oltre agli onori e oneri, pesi anche l'idea di un dispettuccio ad Agnelli con il quale sono stati cari saluti, ma ognuno con l'idea che l'altro abbia tradito. Non indifferente il problema dell'ingaggio: Conte vorrebbe 3,5 milioni, la Figc non può andare oltre il milione e 700 mila. Tavecchio dovrà inventarsi qualche ingegneria finanziaria (bonus e sponsor) e il Coni non farà notare la pesantezza dell'esborso. Malagò avrebbe preferito Mancini, ma Conte mette tutti d'accordo. Poi ci sarà da vederlo all'opera, ma questa sarà un'altra storia. Se un allenatore non resiste (è fuggito per questa ragione) a tre anni di pressione Juve, figuratevi come si sentirà per due anni (tanto vale la presidenza Tavecchio) in Nazionale.

Ora Conte è possibilista anche per ragioni personali: preferirebbe restare in Italia. E l'accordo con Agnelli prevede un anno lontano da qualunque club italiano. Non certo dalla nazionale. La ciliegina per ingolosirlo consiste nell'incarico di coordinatore di tutte le nazionali, idea simile a quella proposta a Prandelli, simil Loew in Germania. Se, invece, l'operazione Conte fallisse, resta in piedi l'idea Zaccheroni: certo, non proprio esaltante con il Giappone. Ma almeno conosce il mestiere del ct. A minor costo e a minor responsabilità. I soliti nomi a seguire: Tardelli come ultima chance, magari Guidolin con Cabrini. Mancini ha l'ostacolo Lotito.

Intanto in federazione c'è un gran preparare di bagagli per chi va e chi viene: il nuovo direttore generale Michele Uva sarà insediato lunedì, ma prima Tavecchio dovrà sentire-informare il consiglio federale. Poi volano i nomi: Andrea Butti, ex Inter, agli affari internazionali, il club Italia affidato a Rinaldo Sagramola, ex a.d. di Sampdoria e Palermo, ovvero un ex dirigente di società. Simone Perrotta, quota calciatori, potrebbe avere il settore giovanile e scolastico.

E intanto dall'estero non arrivano applausi ma solo critiche all'elezione. Giocatori di colore non hanno gradito il discorso delle banane. Molto duro Patrick Vieira che ha giocato con Juve, Inter e Milan. «Sto trovando davvero difficile credere che Tavecchio sia stato eletto presidente dopo i commenti fatti. Dimostra quanto le autorità calcistiche siano lontane dal trattare il tema della discriminazione. Ho giocato in Italia per anni, conosco i problemi». Si è aggregato Sunday Oliseh, ex di Reggiana e Juve, in un'intervista alla Bbc. «Un giorno buio per il calcio». Guarda caso, due ex Juve che ci fanno una bella pubblicità.

Ai contestatori si è aggiunto il Codacons, ma astenendosi dal coro sulle banane, ha piuttosto piuttosto puntato un ricoso al tar del Lazio contro le regole delle elezioni al vertice federale. Potevano pensarci anche dieci anni fa. Non ora.

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