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Il passo indietro di Tavecchio: lascia la presidenza della Figc

Dopo il pressing di questi giorni per il flop della Nazionale, il presidente della Figc ha rassegnato le dimissioni

Il passo indietro di Tavecchio: lascia la presidenza della Figc

Carlo Tavecchio si è dimesso dalla guida dalla presidenza della Figc. Il presidente della Federazione ha aperto il Consiglio federale leggendo proprio le sue dimissioni dalla carica di guida della Figc. Subito dopo Tavecchio si è alzato ed è uscito, lasciando di fatto il Consiglio federale. Lo stesso Consiglio è decaduto automaticamente dopo il passo indietro del presidente ma non sono state registrate le dimissioni degli altri componenti. Subito dopo la scelta di Tavecchio, il presidente del Coni, Giovanni Malagò ha convocato la giunta per mercoledì pomeriggio.

Nelle ultime ore si era fatta sempre più alta la tensione in Federazione dopo la catastrofica mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018. Dopo l'esonero di Gian Piero Ventura dalla guida tecnica della Nazionale è finito nel mirino anche il presidente della Figc. Già subito dopo il flop con la Svezia, proprio Malagò aveva invitato Tavecchio alle dimissioni. E lo stesso Tavecchio, intervistato da Le Iene, aveva rivelato di non aver dormito per 4 notti dopo l'"Apocalisse azzurra" e di aver meditato sull'ipotesi di un passo indietro. E a rincarare la dose è stato anche il consigliere federale in quota Lega Pro, Giancarlo Abete: "In linea con il presidente Gravina, chiederò le dimissioni di Tavecchio". "Fermo restando che le responsabilità non sono soltanto sue - aggiunge - ieri ho sentito il presiedente Malagò dire che ha avuto un ruolo importante nella individuazione del Ct cosa che onestamente non era mai avvenuta nel periodo precedente sotto la mia presidenza. Io davo comunicazioni ma non c'era una scelta a più mani". Tavecchio ha anticipato le richieste e ha deciso di fare un passo indietro. Di fatto anche lui era stato messo sul banco degli imputati per il flop azzurro. Sua la scelta di Ventura sulla panchina della Nazionale dopo l'epserienza di Antonio Conte. Una scelta che adesso paga a caro prezzo.

La reazione furiosa di Tavecchio

Avrebbe parlato di "sciacallaggio politico e ambizioni" il presidente della Figc Carlo Tavecchio nella sua breve relazione ai consiglieri federali. Questi secondo l'ormai ex numero uno di Via Allegri i motivi per cui non si è potuta fare una "discussione seria" sull'accaduto. Per questo motivo il consiglio federale odierno di fatto non si è mai aperto. Tavecchio si è presentato leggendo la sua dichiarazione e questo ha messo fine a qualsiasi tipo di discussione. All'uscita del consiglio federale il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia, interrogato su chi fosse il destinatario delle parole di Tavecchio, ha detto: "Non so a cosa si riferisse. Noi volevamo una maggioranza ampia per le riforme. Io metto in evidenza la grande compattezza della Lega Dilettanti, adesso si deve ripartire".

"Ho rassegnato le dimissioni e come atto politico ho chiesto quelle del Consiglio federale ma nessuno le ha rassegnate. Siamo arrivati ad un punto di speculazione che ha raggiunto limiti impossibili. Si prendono decisioni gravi quando il soggetto più importante, la Serie A, e la Serie B non ci sono. La Serie B eleggerà i propri rappresentanti il giorno 23, la Lega A il 27. Per otto giorni sembrava la tragedia mondiale del calcio italiano", ha tuonato Tavecchio.

Che poi ha aggiunto: "Ieri sera il presidente del Coni ha detto che il Ct, dopo una analisi di quattro soggetti, lo ha scelto Marcello Lippi. Io non porto le riunioni private in pubblico. Ora sapete che non l'ho scelto io. Tavecchio paga per Ventura. Io sono disperato per questo, ma come Carlo. Ho parlato con quattro allenatori, ma mettergli in bocca che non venivano in Figc per Tavecchio è una falsità, una menzogna".

Malagò e l'ipotesi commissariamento

E dopo le dimissioni di Tavecchio è arrivato il commento di Giovanni Malagò, presidente del Coni: "Per mercoledì è convocata una giunta straordinaria. Il commissariamento mi pare l’unica soluzione. I fatti erano chiari, oggettivi, l’ho detto più volte nei giorni scorsi: un Consiglio federale completo, forte, compatto avrebbe potuto pensare ad alternative diverse ma la situazione era tale che per prevedere che si sarebbe arrivati alle dimissioni del presidente non ci voleva uno scienziato". "C’è un presidente federale che si è dimesso - conclude Malagò - due componenti importanti come le Leghe di A e di B senza rappresentanti, altre componenti che hanno preso orientamenti diversi: consiglierei agli amici del calcio che non è il caso di farsi dell’altro male.

Il nome del commissario? È presto per farlo, non dipende da me, io personalmente ho un’agenda molto complicata e un’olimpiade a novanta giorni, molto lontana e con un fuso orario notevole".

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