La griglia del campionato, stilata da esperti e addetti ai lavori, parlava di un Napoli davanti alla Roma. Ma ora che il girone di andata volge al termine (mancano solo tre tappe), la classifica ha invertito i ruoli al netto di una sfida diretta vinta nettamente (4-0) dai partenopei.
Cinque i punti in più per i giallorossi terzi - il Napoli (sesto) ha però una gara da recuperare con la Juve - e ora principali antagonisti di Milan e Inter, che domenica avrà di fronte all'Olimpico con la prospettiva dell'aggancio. Fonseca ha costruito il sorprendente posto sul podio passo dopo passo, con una squadra cresciuta nell'amalgama e nell'apprendimento dei principi di gioco voluti dal tecnico portoghese. Che non era certo la prima scelta dei Friedkin appena sbarcati a Roma, ma che ha saputo dare delle certezze al gruppo con scelte coraggiose (e un saggio turnover tra campionato ed Europa League), premiate dall'adattamento dei suoi giocatori, tanto da meritarsi sul campo la fiducia dei dirigenti. Il rovescio della medaglia resta la tendenza a «toppare» le sfide con le altre grandi: 15 su 48 disponibili i punti ottenuti da Fonseca nei confronti diretti, 3 su 15 (inserendo anche la partita con il Sassuolo) solo in questa stagione. Le prossime tappe con Inter, appunto, e Lazio, dovranno invertire il trend. Favorevole invece con le squadre di media-bassa classifica: tutte vittorie tranne il ko a tavolino con il Verona (che sul campo era un pari, ora ci sarà l'ultimo appello al Collegio di Garanzia del Coni a fine mese ma con scarse possibilità di vittoria).
Gattuso, dal canto suo, non riesce a entrare nella testa della sua squadra, soggetta in alcuni elementi chiave a un'inspiegabile mutazione emotiva. Squadra schizofrenica quindi, capace di fare 4 gol a Cagliari e poi segnare uno solo a fronte di 22 tiri in porta contro lo Spezia. Il tecnico degli azzurri, ora anche criticato sui social dai tifosi per l'assenza di gioco e la scelta iniziale di Lozano centravanti contro i liguri, sta peccando nella gestione dei calciatori e non può non pesare il rinnovo di contratto che tarda ad arrivare, non per questione di soldi ma di garanzie che Rino chiede sul progetto futuro e che il patron De Laurentiis tarda a fornire. Certo, pesano anche le cinque sconfitte su 15 gare (tre in casa, quattro in scontri diretti con le big, immeritata forse solo quella con l'Inter a San Siro), troppe per una squadra che vuole tornare nell'Europa che conta.
Eppure il Napoli è la prima formazione per tiri in porta nei Top 5 campioni continentali, ma paga il limite della concretizzazione, la fragilità mentale e le giocate spesso frenetiche. Non proprio la maniera migliore di avvicinarsi alla sfida con la Juve del 20 gennaio che metterà in palio la Supercoppa, il primo trofeo della stagione.
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