Testimonial, sponsor e fatturato Alle aziende piace la palla ovale

Testimonial, sponsor e fatturato Alle aziende piace la palla ovale

Il successo del fenomeno rugby è nei numeri. Da quando gli azzurri sono entrati a far parte del club del Sei Nazioni, quindici anni fa, tutto il movimento della palla ovale ha conosciuto un incremento senza precedenti. A partire dal numero dei tesserati: dai circa 30mila del 2000 si è passati agli oltre 100mila attuali. È chiaro che la maggiore presenza mediatica del quindici italiano ha invogliato il pubblico, soprattutto giovanile, a praticare questo nobile e antico sport. Anche le presenze sugli spalti del campionato di Eccellenza sono aumentate costantemente negli ultimi anni. Si è passati dai 73mila del 2011-2012 agli oltre 100mila del 2013-2014, record che dovrebbe essere superato nella stagione in corso. A poco più di metà campionato si è già vicini a 55mila presenze.

Il merito non si può non attribuire anche al presidente federale Alfredo Gavazzi che ha sfruttato la leva del marketing come mezzo di promozione del rugby. Pure in questo caso i numeri parlano chiaro: il fatturato della Federugby è passato da 4 milioni di euro circa, valori sui quali si galleggiava vent'anni fa, ai 44 milioni di ricavi del 2013, ultimo bilancio pubblicato ufficialmente. Ormai l'Italia «vede» la Scozia, formazione con un passato più glorioso ma con entrate di poco inferiori ai 50 milioni. Sicuramente sul trend ha influito la scelta di promuovere in competizioni prestigiose come la Celtic League il brand «Italia», grazie al coinvolgimento di un team prestigioso come la Benetton Treviso e alla franchigia delle Zebre su cui Gavazzi ha investito 8 milioni complessivamente (4 milioni a testa).

La migliore testimonianza del passo in avanti compiuto dall'Italrugby non è solo il fatto che capitan Sergio Parisse e Martin Castrogiovanni siano diventati personaggi noti al grande pubblico, ma soprattutto l'aumento degli introiti da sponsorizzazioni per la federazione. Nel periodo 2010-2013 l'incremento è stato del 50%: da poco meno di 5 milioni a circa 7,5 milioni di euro. Un risultato raggiunto grazie a partner di primo piano come Adidas e Cariparma del gruppo Crédit Agricole.

Da poco è entrato nella «famiglia» anche Edison, la più antica società europea del settore energetico. Il marchio dell'azienda di Foro Buonaparte campeggerà sul retro della maglia da gioco, sul pantaloncino, sull'abbigliamento pre-gara e sul kit di allenamento. La novità è stata resa possibile dai nuovi regolamenti internazionali che adesso consentono l'utilizzo di uno sponsor anche sul dorso della maglia.

«Abbiamo creduto nel rugby quando era uno sport ancora poco noto in Italia», ha dichiarato Andrea Prandi, direttore Relazioni esterne e comunicazione di Edison aggiungendo che «la scelta nasce dal fatto che, diversamente dai singoli club, la Nazionale unisce anziché dividere e, con la presenza sul retro della maglia, della nazionale rafforziamo ulteriormente il nostro impegno verso la Federugby».

Per Edison la scelta nasce da una profonda adesione al sistema valoriale del rugby. «Rispetto, integrità, convinzione che il singolo può arrivare più lontano se si mette a servizio della squadra sono valori che credo il nostro Paese abbia bisogno di riscoprire», conclude Prandi.

Di sicuro, una delle sfide che si presenta a tutto il rugby italiano è quello di superare i suoi tradizionali confini nel nostro Paese allargando. In Lombardia, Veneto e Lazio, infatti, risiede circa il 50% dei tesserati che praticano il rugby.

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