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Tevez il segno del potere E la Juve non perde colpi

Sesta vittoria di fila, l'Apache segna e non molla la testa dei cannonieri. Nervi tesi, espulsi Conte e Maran. Pogba: "Qui bene, ma a fine anno parlo io"

Tevez il segno del potere E la Juve non perde colpi

Uno scudetto su misura. È quello che si sta cucendo per la terza volta sulla maglia la Juventus che a Catania centra il quarto 1-0 nelle ultime cinque partite. Conferma di una squadra solida, granitica nelle proprie certezze che ha blindato la difesa dopo la beffa di Verona per piazzare lo scatto decisivo. Tornata impenetrabile, la Signora poi aspetta il colpo risolutore: una volta Tevez, l'altra Asamoah e l'altra ancora Pirlo. Ieri ancora Tevez che torna in vetta alla classifica capocannonieri. La sesta vittoria di fila della squadra di Conte è così sintetizzata al cospetto di un Catania volitivo e combattivo oltremodo. Troppo poco per riuscire a mandare in testacoda questa Signora che ormai si avvicina al traguardo a passo di record mettendo nel mirino gli stratosferici cento punti. Gli ultimi ostacoli sono rappresentati da un mese di fuoco e dalle prossime due gare con Parma e Napoli.

Non fanno paura anche trasferte su campi disperati come quello di Catania. Sempre insidiose quando si affrontano la prima della classe e il fanalino di coda, ma come spesso capita il risultato sono più calci che calcio. Nel primo tempo la storia è tutta qui perché il Catania copia il Genoa, ma con altra qualità, e la mette sull'aggressività. Maran ordina ai suoi intensità, Bergessio va oltre anche perché deve vendicare il fallo di Chiellini dell'andata che scatenò polemiche. L'attaccante argentino rifila subito una gomitata allo stesso difensore bianconero e poi si ripete (meno grave) su Bonucci. È l'emozione più grossa dei primi 45' perché innesca una clamorosa doppia espulsione degli allenatori: Conte a chiedere il secondo giallo per l'argentino e Maran a dire no, l'arbitro Damato manda entrambi i due litiganti in castigo.

La capolista reduce dalle fatiche di coppa si adegua al clima da battaglia imposto dal Catania che si gioca le ultime carte salvezza. Vidal segna a gioco fermo per una dubbia trattenuta in area di Bonucci; Osvaldo divora una palla gol clamorosa spendendo a lato un tacco volante solo davanti ad Andujar. I siciliani non stanno a guardare giocano di rimessa e pungono in un paio di circostanze. Nessuna gabbia su Pirlo che può impostare in libertà, ma soprattutto sulla corsia sinistra non trova sbocchi. Perché Isla e Padoin non sono sicuramente Asamoah e Pogba. Proprio il francesino squalificato ha agitato la vigilia con un paio di battute sul suo futuro: «Qui sto bene, ma a fine anno parlo io». Se la sua esclusione è obbligata (squalificato), lo è quasi anche il turnover di Conte che lascia fuori tra i titolarissimi anche Buffon e Llorente, oltre agli infortunati Barzagli e Marchisio. Comunque è una Signora che dimostra di saper soffrire e lottare senza peccati di presunzione, nonostante i 55 punti di vantaggio sul Catania.
Alla lunga la differenza emerge quando scade l'ora di gioco: verticalizzazione di Pirlo, sponda di Osvaldo e destro-gol di Tevez. A quel punto finisce la partita dell'oriundo azzurro, in versione sprecone con un paio di occasioni sciupate e una spettacolare girata alta. Dentro Llorente e anche Asamoah per Isla nella oculata gestione delle energie imposta da Conte. Juve più vicina all'undici ideale, ma la seconda svolta è l'inevitabile espulsione di Bergessio dopo l'ennesimo braccio largo su Chiellini. Andujar nega il terzo gioiello in una settimana a Pirlo su punizione. Vidal e Tevez sprecano l'impossibile e non chiudono la gara prima del fischio finale.

Alla Juve basta la regola dell'uno a zero per continuare la sua corsa inarrestabile verso il terzo titolo storico.

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