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Tita-Banti, il maestrale che soffia a cantar vittoria

Per i velisti argento sicuro, ma per un altro oro dopo Tokyo basterà il 7° posto

Tita-Banti, il maestrale che soffia a cantar vittoria
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Ancora loro. Ancora il maestrale che soffia a cantar vittoria per i velisti italiani. Basterà una spintarella benevola in più e Ruggero Tita e Caterina Banti torneranno campioni olimpici. A Tokyo il popolo degli orecchianti ha imparato a conoscerne nomi e fatti. Stavolta, nella baia di Marsiglia, c'erano occhi solo per loro. E loro ci hanno dato appuntamento per oggi. Ormai tutti sanno che si parla di classe Nacra 17, catamarano misto, come fosse il nome di un cioccolatino da gustare. Da scartare solo il colore della medaglia: oro o argento. Questo racconta la gara nella quale i due azzurri, dopo una squalifica rimediata nella decima regata per partenza anticipata, hanno raccolto un quinto e un secondo posto dietro alla Cina di Mai e Chen. E con la difficoltà di una interruzione per vento assente che ha allungato i tempi di regata.

Morale della vela al vento? Testa della classifica con 27 punti, 14 lunghezze di vantaggio sul duo argentino composto da Mateo Majdalani ed Eugenio Bosco. Nella medal race di oggi, fissata per il primo pomeriggio delle 14,43 basterà un settimo posto per rimettere in bacheca un'altra medaglia d'oro. Certo, bisognerà che Eolo, il dio del vento, li abbia ancora in simpatia perché come ha spiegato Tita: «Con vento leggero c'è stata difficoltà ma ce la siamo cavata. Con il maestrale abbiamo sempre dato il meglio. Però abbiamo cercato di essere pronti per tutte le condizioni». Che poi è l'equivalente del pronti per vincere. Certo il mare gioca anche con le vele, il vento, si diverte con l'imprevedibilità. Racconta Caterina Banti che la baia di Marsiglia è circondata da montagne e isole e le difficoltà aumentano con questo tipo di situazioni.

Ma quei due in barca fanno coppia da braccio di ferro. Lui di Rovereto, lei romana, hanno esaltato a Tokyo, stavolta esaltano il lavoro di coppia. Dice Caterina. «Portiamo la barca in due, e fin dal primo giorno c'è stata grande sincronia». Ci sarà da marcare gli argentini, ma il nostro sport ha buoni precedenti in materia.

E qualunque sia il colore del podio, la vela italiana avrà eguagliato il record di Sydney 2000: oro della Sensini e argento di Devoti sul singolo maschile Finn. Dunque, forza con il maestrale: quando soffia, urla e biancheggia il mare. E arriva la medaglia.

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