Tod's contro Fiat. Vincono gli insulti

Non so che fine abbia fatto il terzo tempo ideato da Diego Della Valle. Entrambi assenti ieri sera allo stadio intitolato ad Artemio Franchi. Presenti molti striscioni, lenzuola e accenni ai capelli di Antonio Conte e anche in questo caso si è sentito il vuoto in tribuna d'onore di belli capelli Della Valle senior che sulla materia è un professionista.
Serata di berci e insulti, carica di cose poco calcistiche e molto rissaiole, Firenze non aspettava altro avendo covato in seno bile e veleni di vario tipo. Percepita una cantilena continua alle spalle di Carrera relativa alle sue origini famigliari e con inviti a frequentare latrine e siti simili. I gobbi non hanno diritto di cittadinanza nella repubblica viola, Conte se ne sta nel gabbiotto di Juve channel accomodandosi di fianco a Enrico Zambruno sbalordito telecronista del canale bianconero, destinato a prendersi ingiurie e affinità varie, secondo usi e costumi del nostro sport più popolare.
Qualche fila più sotto Andrea Agnelli e Pavel Nedved sfidano l'inferno dantesco, dopo aver fatto un giro di campo quasi provocando il popolo viola già avvelenato di suo, mentre al centro della tribuna, cosiddetta d'onore, Andrea Della Valle è un uomo niente affatto solo ma al comando, caricato a pallettoni per motivi che è inutile stare ad elencare, vanno dalle storie di mercato fino alla Fiat, pensate un po' come siamo messi a fair play made in Italy, risciacquato nell'Arno e nel Po, divise da un bulgaro, tale Berbatov, avessi detto Messi o Ronaldo.
La partita non è affatto bella, nonostante le cronache di Sky e la buffa pronuncia del suo speaker sull'argentino Roncaglia (Roncaghlia) la cui famiglia proviene dalla Campania, il paese è Giugliano (Giughliano? Ghiughliano? Chissà come se la cavano a Buenos Aires?).
La Fiorentina ha dimostrato idee di gioco a conferma della valenza tattica di Vincenzo Montella fatto fuori dalla Roma ubriaca di Enrique e di Zeman. La Juventus ha scelto il passo ridotto, consapevole dei propri limiti fisici contemporanei e, forse, con la paura di poter perdere. Dettagli nell'aria elettrica di Firenze, molti tuoni (un paio di petardi in verità) zero pioggia nei primi tre quarti d'ora, le previsioni del tempo indicavano tormenta e nubifragi, traversa di Jovetic, errore grossolano in zona gol di Ljajic, quello preso a pugni da Delio Rossi e, restando sul tema, gragnuola di cazzotti sul tavolo portati da Conte dopo un paio di sbavature dei suoi. Non è che la ripresa abbia offerto primizie di stagione, se può essere passata per tale la staffetta Pirlo, anni 33, con Pogba, anni 19 o quella di Luca Toni, reduce da dovunque, al posto dell'uomo più desiderato dalla Signora, Jovetic piuttosto moscio nella notte che doveva essere la sua.


Dunque lentamente la lava si è fatta fumo, polvere, finale con soliti patemi, Conte in piedi a morsicarsi quello che resta delle unghie delle mani destra e sinistra, Della Valle leggermente scomposto nel suo aplomb made in Italy.

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