Tre crociati in 4 mesi Florenzi ultima vittima dell'ecatombe romana

Dopo Rudiger e Mario Rui la difesa di Spalletti perde un altro pezzo. Tutti per lo stesso motivo

Tre crociati in 4 mesi Florenzi ultima vittima dell'ecatombe romana

Roma Lui l'aveva capito subito: «Mister - aveva urlato a Spalletti mentre usciva dal campo in barella - me so' rotto er crociato!». Un'autodiagnosi spietata e precisa, molto più di quella del medico sociale Del Vescovo che nel dopopartita aveva interpretato come «segnali positivi» il modestissimo gonfiore del ginocchio e l'apparente stabilità nei primi test articolari. La conferma alle sue pessime sensazioni Alessandro Florenzi ce l'ha avuta qualche ora più tardi, quando gli esami strumentali hanno fatto evaporare ogni speranza: rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro.

Florenzi, che ieri è stato sommerso di auguri da compagni e avversari e su Facebook ha sintetizzato il suo stato d'animo trascrivendo il testo di una canzone di Ligabue («Il giorno di dolore che uno ha»), sarà operato stamattina dal professor Pierpaolo Mariani che a malincuore - essendo tifoso romanista - si è conquistato la fama di miglior specialista in materia intervenendo soprattutto sui suoi beniamini: è lui che ha rimesso in piedi Strootman dopo l'operazione sbagliata che gli fecero in Olanda, ed è sempre lui che quest'estate ha riaggiustato le ginocchia di Rudiger (tornato in campo giusto mercoledì, dopo soli 4 mesi) e Mario Rui.

Tre legamenti crociati che saltano in pochi mesi nella stessa squadra farebbero già notizia, ma la fanno ancora di più se si considera che i tre infortunati fanno parte anche dello stesso reparto: la difesa della Roma. Dopo un avvio di stagione disastroso anche sul campo, con l'eliminazione dalla Champions League nei preliminari, pian piano i giallorossi sono riusciti a rimettere dritta la barra del timone e adesso navigano a due soli punti dalla Juventus. Merito del miglior attacco del campionato, guidato da uno Dzeko che con 10 reti nelle prime 10 giornate ha eguagliato il Batistuta del 2000-01, e molto meno di una retroguardia che con 12 gol al passivo è solo la settima della Serie A.

In questo avvio di stagione la porta della Roma è rimasta inviolata appena tre volte in 15 partite, tutte all'Olimpico: alla prima giornata contro l'Udinese, poi col Crotone (che sbagliò anche un rigore) e infine in Europa League con l'Astra Giurgiu. Un problema serio, considerando che in Italia quasi sempre vince lo scudetto la squadra che subisce meno reti, ma con delle cause molto precise: in questi due mesi e mezzo Spalletti non ha mai avuto Rudiger e Mario Rui, Vermaelen ha giocato la miseria di tre partite prima di arrendersi a una complicata pubalgia, e prima di perdere Florenzi ha dovuto fare a meno anche di Bruno Peres per due settimane. In pratica Manolas è stato l'unico titolare onnipresente, un'autentica roccia che da quando è alla Roma ha saltato una sola partita per infortunio.

A Trigoria sperano che il greco continui a tenere in piedi il reparto, ma nel frattempo studiano anche soluzioni d'emergenza. In attesa del mercato di gennaio si pensa agli svincolati Maicon e Caceres, si punta sul rientro del 19enne Nura (anche lui fermo da aprile per una lesione al crociato posteriore!) e anche sulla duttilità di Rudiger che da terzino destro ha già giocato.

Numeri alla mano si può dire che è proprio dalla risistemazione della difesa che passano le chances di scudetto della Roma, ma quante siano queste chances dipende soprattutto dalla Juve: basti pensare che l'anno scorso, proprio alla decima giornata, i giallorossi guidavano la classifica con 23 punti e ne avevano 11 di vantaggio sulla squadra di Allegri

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