Tre minuti di sogno di un Milan da brividi

Squadra povera di tecnica e coraggio. Fischi di San Siro Ma sul finale segnano Zapata e Muntari. Il Celtic spreca

Tre minuti di sogno di un Milan da brividi

Profetico Adriano Galliani. Poche ore prima di festeggiare la primavera di Inzaghi (3 a 1 sui pari età del Celtic) e di andare in pellegrinaggio a San Siro ricorda ai cronisti che «la Juve dimostra che non bisogna sottovalutare nessuno». Ecco la profezia, verificatesi al contrario naturalmente. Perché è il Celtic che sottovaluta il Milan, dopo aver rischiato più volte di metterlo sotto. Nel finale di una serata scandita da tante, troppe occasioni perdute o sprecate scegliete voi, dagli scozzesi di Lennon, il Celtic finisce con l'arrendersi in modo netto e rotondo al Milan che trova un guizzo degno d'altri tempi. Tre minuti sono sufficienti per trasformare un modesto 0 a 0 in uno squillante successo che serve a incoraggiare la truppa e forse a cancellare qualche preoccupazione di troppo. Decidono l'abilità balistica di Balotelli e la fortuna di Zapata il cui destro trova lungo la strada una deviazione decisiva. Così si possono dimenticare le tante assenze, gli affanni e le ansie, persino la traversa scheggiata dal Celtic alla rincorsa di una vittoria assaporata e poi smarrita per una distrazione, un tocco involontario di Izaguirre, una punizione velenosa di Balotelli, il solito Mario che per una sera predica nel deserto.

Se il Milan è ridotto così male, 13 contati a disposizione, in panchina un paio di ragazzotti della primavera, beh non bisogna meravigliarsi della resa e nemmeno della fattura scadente del gioco. Può puntare sull'entusiasmo dei sopravissuti e magari sfiorare subito il bersaglio con Balotelli (imbeccato da Birsa, il vice del vice-Kakà che scalda il cuore del 60 mila per 15 minuti) ma poi i limiti tecnici della comitiva vengono a galla ed è difficile arginare le cadenze serrate del Celtic che pure non dispone di un'armata calcistica. Anzi il suo tecnico, Lennon, in panchina, si dispera prendendo a calci bottigliette e suppellettili varie, a causa di un paio di occasioni golose capitate in area Milan e sfruttate in modo indecoroso dai suoi. La prima su una punizione a due in area inventata da Stark (peccato che un arbitro così preparato pensi di poter fare il divo e rovini in parte l'esibizione), la seconda su uno sciagurato retro-passaggio di Birsa che imbecca Stokes, il centravanti, inutilmente. La qualità dei rossoneri è ridotta al lumicino e perciò sembra inevitabile affidare ogni velleità a Balotelli che non pare avere lo smalto delle serate migliori. Quando gli riesce qualche numero lo randellano come si deve, altre volte l'arbitro lo richiama a rialzarsi. Da quel che si vede nell'occasione il famoso tandem targato Lumezzane funziona a scartamento ridotto anche perché Matri non tiene una palla tra i piedi (la tecnica non è il suo forte), mentre Mario si aggira alle sue spalle alla ricerca di qualche palletta come si deve.

Così è il Celtic, nemmeno in modo sorprendente, a fare la partita per larghi tratti, altro che debole in trasferta, a punzecchiare Abbiati dalla distanza (con Samaras), a spaventare mezzo San Siro con una mancata rovesciata di Mulgrew, a mancare il facile tap-in ancora con Samaras su uscita incerta del portiere, tanto per cambiare, a maledire la sorta sulla punizione di Stokes respinta dalla traversa. Al Milan non restano che rari lampi conseguenza di personali iniziative. Balotelli manda al diavolo più di un sodale per via di passaggi sbagliati, mancati triangoli, insomma di elementare dimostrazione di calcio di qualità. Non è solo Birsa a meritare i fischi di San Siro, anche Zaccardo per qualche strafalcione, o Nocerino, o Muntari finiscono nel mirino dello stadio insoddisfatto. L'arrivo dei rinforzi, Emanuelson e Robinho, non produce significativi effetti anche se il Milan festeggia il doppio sigillo nel volgere di 3 minuti memorabili.

A scolpire il vantaggio è un destro deviato di Zapata dal limite, a mettere al sicuro il primo successo in Champions è una punizione splendida di Balotelli, deviata dal portiere e ricacciata in rete da Muntari. Il Milan è anche questo: povero di cifra tecnica ma dotato anche di coraggio e di abilità balistica di alcuni suoi uomini, capaci di ricavare da una serata di discutibile genio l'oro zecchino dei primi tre euro-punti.

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