Aveva ragione Montella a dire che non pensava al primo posto, ma al Genoa, a una partita che era più difficile di quella contro la Juventus. Temeva il contraccolpo. E infatti il Milan si ferma a Marassi dopo tre vittorie di fila e sedici punti in sei gare. Il tre a zero finale è una lezione troppo pesante per una squadra che ha faticato fin dall'inizio, ma dopo essere andata subito in svantaggio colpita da Ninkovic, stava risalendo. Poi l'espulsione di Paletta ha di fatto segnato la resa, sancita da un'autogol di Kukca e da Pavoletti. Per rendere l'idea, Donnarumma che festeggia nel peggiore dei modi un anno esatto dall'esordio in serie A non ha mai toccato palla se non per raccoglierla dalla rete. Il Milan non è stato quello coraggioso ammirato contro la capolista, ha provato a reagire ma evidentemente aveva ragione Montella nel temere il post Juventus. Così è stato, con una squadra che ha creato poco o nulla. E ora l'allenatore rossonero dovrà essere bravo a far ripartire la squadra già domenica contro il Pescara per evitare di fare la fine dell'Inter che, dopo aver battuto la Signora, è di fatto franata.
Il primo tempo è la dimostrazione di come da due risultati opposti si possa uscire anche in maniera opposta. Il Genoa ha perso il derby, il Milan ha battuto la Juventus. La logica dice che i rossoneri dovrebbero psicologicamente avere un altro passo. Invece parte decisamente meglio la squadra di Juric, alza il ritmo e la mette sul fisico, come previsto da Montella la vigilia, ma i suoi faticano a calarsi nel clima di Marassi. I due allenatori cambiano due pedine a testa rispetto all'ultima partita: Muñoz per Orban e Ninkovic per Pandev; Poli per Abate e Honda per Suso. Cambi che funzionano solo da una parte perché dopo undici minuti il giapponese rossonero si addormenta mentre la difesa fa il fuorigioco e il serbo rossoblu segna in posizione regolare. Esordio da titolare in serie A e primo gol per Ninkovic che mette in salita una partita già approcciata male dal Milan. Nell'occasione anche Locatelli, l'ammazza Signora, non tiene Rincon che può crossare, mentre Montella guarda attonito la controfigura della squadra che solo tre giorni fa aveva battuto la Juventus e solo alla mezz'ora ci mette mano. Si passa dal classico 4-3-3 al 4-4-2 per provare almeno a farsi vedere dalle parti di Perin. Non arrivano tiri, ma almeno i rossoneri alzano la pressione e chiudono il Genoa nella propria metà campo.
Nella ripresa il Milan parte bene, ma è fatale ancora il minuto numero undici. Poli nell'inedita posizione di terzino soffre fin dall'inizio e per l'ennesima volta si fa bruciare da Rigoni: Paletta entra in scivolata "volante", prende tutto e per Banti è da rosso. Un'espulsione scenografica, un arancione che rivisto sembrava più giallo. Per il centrale rossonero è la seconda, per il Milan la quarta in stagione.
La difesa, che nella risalita fino al secondo posto era stata il punto di forza, tradisce Montella. Ma come accade non di rado, l'uomo in meno fa giocare meglio. Una scossa per i rossoneri, spinti da quella forza di volontà già ammirata nella rimonta con il Sassuolo. Bacca non coglie l'attimo in mischia mentre il Milan subisce qualche ripartenza: su una, fondamentale nell'anticipare Simeone è De Sciglio, capitano a 24 anni. Però Suso e Poli hanno la palla del pareggio, prima che su un contropiede micidiale il Genoa la chiuda nel suo momento più difficile: Lazovic mette al centro, l'ex rossoblu Kucka nel tentativo di anticipare Pavoletti devia nella propria porta.
Dopo l'espulsione una mazzata che è troppo anche per questo Milan giovane e coraggioso, che incassa anche il tre a zero stavolta tutto di Pavoletti che mette a sedere Romagnoli e batte Donnarumma. Una lezione eccessiva che ci può stare in un percorso di crescita. Fine dell'euforia dannosa dopo l'impresa contro la Juventus, ma soprattutto dei sogni di una notte da primo della classe.
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