Il trionfo di un tennis tornato femmina

Non è solo una finale femminile: è una finale molto femmina. Una finale tra la ragazza nata fidanzata - così come ha definito papà Oronzo la sua Flavia - e la ragazza normale, il piccolo genio tra le giganti del tennis. Roberta Vinci che schianta Serena Williams è il sogno che fai di notte sperando di non svegliarti mai, Flavia Pennetta che batte la Halep è la rivincita sul tennis che ha disimparato a giocare a tennis. Con tutte quelle bamboline fotocopia stampate nelle accademie del mondo che sanno solo maltrattare le palline. Vedi una partita tra «eva» e «ova» e non sai dov'è la differenza, guardi Flavia e Roberta e ti riconcili col mondo. Flavia è un romanzo rosa, fatto di grandi vittorie e piccoli drammi, un filo logico di una carriera quasi rovinata da un fidanzamento - quello con Carlos Moya - che divenne disastro quando lui si fece paparazzare mentre baciava un'altra. «Un dolore insopportabile, una figura di emme in mondovisione» disse lei tornando in campo dimagrita, emaciata, senza forze. Era il 2007, era New York: otto anni dopo l'amore ha di nuovo trionfato, quello per il suo Fabio - il bad boy Fognini - e quello per il suo torneo preferito.

Roberta è un romanzo semplice, fatto di sacrifici e intelligenza, sublimato prima nel doppio con Sara Errani - con cui ha vinto tutto - e ora con questo trionfo singolo, meritato, indiscutibile. Perché, come dice Flavia, «crescere è una presa di coscienza: le cose son le stesse, sei tu che le vedi in modo diverso». Anche il tennis femminile, che da ieri torna ad essere più femmina.

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