Troppo miele sugli azzurri ma il Ct conosce la storia: l'Italia vince solo di rabbia

Quante lodi: bravi come quelli di Vicini nel '90, Raspadori come Rossi. Però nel 1982 e 2006...

Troppo miele sugli azzurri ma il Ct conosce la storia: l'Italia vince solo di rabbia

Nessuno si meravigli del Mancini malmostoso e sbrigativo di venerdì sera dopo quello spettacolare 4 a 0 rifilato sulla schiena della Repubblica Ceca, che non è proprio San Marino. Nessuno si meravigli perché anche il ct conosce la storia e la tradizione del calcio azzurro. La prima certifica che solo in due circostanze molto simili (calcio-scommesse e Calciopoli), la Nazionale è tornata a casa con due mondiali sul petto. La seconda documenta che in altrettanti europei (nel 2000 con Zoff e nel 2012 con Prandelli) il prologo fu scandito da un paio di prove deludenti. E invece, in queste ore, fa un certo effetto l'onda dolcissima che ha invaso i vialetti di Coverciano e l'enfasi con la quale è stata recensita la prova di Bologna, ultimo test utile prima di fare sul serio con Turchia, Svizzera e Galles. Di solito non porta bene. Così come certi paragoni impegnativi tipo l'Italia di Mancini avvicinata a quella di Vicini al mondiale del '90, oppure Raspadori, appena sbarcato dalla panchina del Sassuolo e dall'under 21, subito messo al fianco nientepopodimenoche di Paolo Rossi, il nostro indimenticabile Pablito del quale ha il sorriso e l'incoscienza della condizione.

È vero che i numeri messi in fila da Roberto Mancini sono da record dei primati: 27 risultati utili, tre anni di lavoro fatto bene, curando prima la testa e poi i piedi dei calciatori, non si raccolgono per combinazione. E non è neanche da condividere la segnalazione secondo cui a questa Nazionale manchi un leader, il fuoriclasse insomma, come in altre circostanze, abbiamo avuto la fortuna di esibire. Perché stavolta il leader è il gioco, il palleggio, l'andare dritto per dritto quando si attacca, secondo la vulgata cara ad Arrigo Sacchi. È inoltre parzialmente vera l'assenza di un blocco di granito (con l'invasione di stranieri nel nostro campionato non ce ne possono essere come nel '78 o '82 ai tempi di Bearzot insomma). Eppure a scavare nella lista si possono riconoscere, per esempio, Berardi (maturato molto), Locatelli (perno di centrocampo in attesa che recuperi Verratti) e Raspadori, esponenti di un mini blocco del Sassuolo di De Zerbi che possono tornare utili.

I difetti e i limiti, noti allo stesso Mancini che intende superarli con la velocità e la tecnica, resistono però in questi giorni di pronostici favorevoli. La nuova Italia non è molto fisica: basta dare un'occhiata alla fanteria cinese del trio di centrocampo (Barella, Verratti, Jorginho) per toccare con mano. In difesa, la contro-area centrale (Bonucci, Chiellini, Acerbi e lo stesso Bastoni) hanno nella velocità il limite più vistoso. Quando ci sarà da incrociare le frecce del nord Europa (Mbappé, Griezmann, Lukaku, Foden, Sterling) la sofferenza è garantita.

Ecco perché alla fine lo 0 a 1 nell'allenamento di ieri mattina a Coverciano contro l'Under 20, tutto sommato, dev'essere piaciuto al ct. Meglio avvicinarci al battesimo di venerdì prossimo mettendo il silenziatore alle trombe.

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