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Truffa e fatture false, Ferrero nei guai

Il patron della Sampdoria accusato di aver distratto fondi dalla società

Chiara Giannini

Un sequestro preventivo di oltre 2,6 milioni di euro, in seguito a un decreto emesso dal gip del tribunale di Roma, su richiesta della procura della Capitale, fa tremare la Sampdoria. È stato il Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di finanza a dare esecuzione al provvedimento che vede indagati il presidente Massimo Ferrero, la figlia Vanessa, il nipote Giorgio e altri tre soggetti, a vario titolo implicati nell'inchiesta. «Il club è sicuro della correttezza del proprio operato - si legge nel comunicato emesso ieri dalla Sampdoria - altrettanto fiducioso rispetto al lavoro della magistratura».

A essere poste sotto sequestro sono state disponibilità finanziarie riferibili agli indagati (compreso il club calcistico) nonché un immobile residenziale di pregio in via dei Renai, a Firenze. La Sampdoria Calcio è destinataria di un sequestro per un importo di oltre 200 mila euro, corrispondente al profitto del reato tributario accertato. Agli indagati sono stati contestati reati che vanno dall'emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, all'appropriazione indebita, ma anche autoriciclaggio, truffa e impiego di denaro di provenienza illecita.

Al centro dell'inchiesta la Vici srl, di cui Vanessa Ferrero era amministratore unico e che è cessata nel 2015. Come si legge nelle carte del Tribunale, la società veniva «utilizzata dal gruppo Ferrero quale schermo societario al fine di drenare risorse economiche dalla UC Sampdoria S.p.A. allo scopo di impiegarle, per motivi estranei alle finalità sociali», in alcuni casi per finanziare la produzione di film. Come è noto, infatti, Massimo Ferrero e la famiglia sono imprenditori cinematografici. Quella di Er Viperetta, come viene bonariamente chiamato a Roma, non è la prima controversia giudiziaria. Tra le altre, 2014 patteggiò un anno e 10 mesi per il reato di bancarotta fraudolenta della compagnia Livingston Energy Fly.

Le investigazioni condotte dai militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria sul Gruppo Ferrero hanno consentito di individuare alcune ipotesi di distrazione dalle casse della società calcistica per un importo di circa 1,2 milioni di euro, parte del corrispettivo ottenuto dalla cessione, nel 2015 del calciatore Pedro Obiang al West Ham, attraverso l'utilizzo di due fatture per operazioni inesistenti emesse da altra società riconducibile alla Ferrero benché formalmente amministrata da altra persona.

Le indagini hanno fatto anche emergere che gli indagati avrebbero simulato l'esistenza di rapporti di lavoro subordinato con 5 società del gruppo, con percezione indebita di 500mila euro.

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