Coronavirus

Tutti soffiano per spegnere la fiamma

"Rinviamo al 2021...". Pound, membro Cio: "È molto probabile". Ma costerà 6 miliardi

Tutti soffiano per spegnere la fiamma

Le quattro settimane che il Cio si era dato per decidere il destino delle Olimpiadi appartengono già al passato. Un mese è un lasso di tempo troppo ampio, la pandemia avanza e il partito dei contrari è esploso. Un'escalation di federazioni, comitati olimpici, presidenti e atleti che soffiano forte per spegnere la fiamma di Olimpia, accantonando anche l'idea di un'edizione autunnale sulla falsariga del 1964. Finché non sono deflagrate le parole di Dick Pound, membro canadese del Cio («verranno posticipate, è stato deciso, ma sapremo i dettagli più avanti»). Parole che lasciano intendere come sia ormai molto probabile che i Giochi slitteranno al 2021. Anche se il Cio ha precisato che «è diritto di ogni membro interpretare le decisioni del comitato: stiamo ancora esaminando diversi scenari e c'è anche quello del rinvio».

I primi a compiere una mossa forte erano stati i comitati a cinque cerchi di Canada e Australia, seguiti da Regno Unito, Germania e Norvegia, nella decisione di non autorizzare la partecipazione dei propri atleti alle Olimpiadi di Tokyo. Australiani e tedeschi si sono spinti oltre: «Abbiamo dato indicazione ai nostri sportivi di prepararsi per i Giochi del 2021». Una rivolta dettata dall'emergenza sanitaria, dalle restrizioni di un mondo in quarantena, dalla mancata possibilità di allenarsi ad alto livello. Tutte ragioni che hanno condotto il primo ministro giapponese Shinzo Abe a dirsi «favorevole a un rinvio, per salvaguardare la salute degli atleti e per le nuove molteplici complicazioni».

Sempre ieri al presidente del Cio, Thomas Bach, è arrivata la lettera di Sebastian Coe, numero uno di World Athletics: «I Giochi a luglio non sono fattibili, non possiamo tenere l'evento a tutti i costi. Ormai non ci sono più condizioni eque nell'avvicinamento alla manifestazione». In Italia il presidente della Federbasket Gianni Petrucci non le aveva mandate a dire: «Il rinvio di un mese non ha senso. Il Cio ascolti le federazioni, non servono discorsi logici perché di fronte alla vita umana non c'è logica». E via così, una picconata dopo l'altra all'edizione numero 32 dei Giochi e al suo business ciclopico, con un rinvio che costerebbe al Giappone 6 miliardi di dollari. Lo spostamento al 2021 non è coperto dall'assicurazione e c'è anche il pasticciaccio del villaggio olimpico, che doveva ospitare gli atleti in estate e poi essere riconvertito in appartamenti. Tutti già venduti a prezzi salatissimi.

Il dibattito è bollente, giovedì è prevista la ripartenza della fiamma olimpica da Fukushima, ma la situazione evolve ora dopo ora. Il pressing sul Cio è forsennato, l'unica voce fuori dal coro è stata quella della Russia, squalificata dalle Olimpiadi per 4 anni, ma che ha invitato a non farsi prendere dal panico: «È inaccettabile ogni pressione sugli organizzatori per prendere decisioni affrettate». Nel frattempo il Giappone ha smarrito la rotta, a Tokyo nel parco di Ueno è esplosa la fioritura primaverile dei ciliegi, da sempre un segno premonitore di ricchezza.

Ma non stavolta, con le Olimpiadi appese a un filo.

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