Quando un tweet può oscurare un evento in tv. Succede in Cina dove Arsenal-Manchester City, piatto forte della giornata di Premier League, è stato cancellato dal palinsesto della tv di stato Cctv. Tutta «colpa» del messaggio social di Mesut Özil, musulmano tedesco di origini turche dei Gunners, che si è schierato a favore della popolazione uigura a minoranza islamica nella regione nord-occidentale dello Xinjiang: il giocatore li ha definiti dei «guerrieri che resistono alla persecuzione», criticando così sia la Cina che il silenzio dei musulmani, nonostante nel paese del Dragone «il Corano viene bruciato, le moschee e le scuole teologiche islamiche chiuse, gli studiosi religiosi uccisi uno per uno». Una situazione già condannata da varie organizzazioni umanitarie.
Le parole di Özil sono state definite «inaccettabili e offensive» dalla federcalcio cinese e a nulla è servita sul sito di microblogging Weibo la presa di posizione dell'Arsenal, che si è dissociata da quanto esternato dal proprio giocatore, sottolineando che era esclusivamente «un'opinione del calciatore, visto che il club aderisce al principio di non essere coinvolto in politica». La società londinese ha voluto subito smorzare il caso diplomatico per non compromettere le sue numerose attività commerciali in Cina, tra cui una catena di ristoranti. La gara, vinta dal City per 3-0 (doppietta di De Bruyne e gol di Sterling), non è però andata in onda sulla tv di stato del Dragone.
Quello di Özil non è il primo caso. Daryl Morey, general manager della squadra Nba degli Houston Rockets, a ottobre pubblicò un post a sostegno di Hong Kong su Twitter: «Fight for Freedom. Stand With Hong Kong», in riferimento ai manifestanti del paese. Dopo il suo tweet la CBA (Chinese Basketball Association) decise di interrompere i rapporti con il club, ponendo il veto alla trasmissione delle sue gare nel paese. Poi una serie di scuse, dallo stesso Morey ad Harden e Russell Westbrook, i principali giocatori dei Rockets.
Özil era già finito nella bufera dopo aver sostenuto il presidente turco Erdogan, con il quale si è fatto immortalare in foto
insieme al compagno di Nazionale Gündogan. Dopo le proteste in Germania, il calciatore ha dato l'addio alla National Mannschaft accusando i suoi connazionali teutonici di razzismo e di mancanza di rispetto nei suoi confronti.
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