La dignità naufragata sull’isola. Così è peggio che con la Svezia

I nordici erano una squadra di livello. Ma quanti colpevoli: i club litigiosi, la Figc burocratica, tecnici scarsi e i giovani...

La dignità naufragata sull’isola. Così è peggio che con la Svezia

Finisce con il naufragio sull'isola. Palermo è l'approdo di una zattera che l'estate scorsa fu un panfilo sovrano, gli oligarchi del football europeo sono profughi svergognati da un avversario di margine. Dopo la Corea nel 1966, la Svezia del 2017 eccoci alla Macedonia del Nord, nazione che porta un nome beffardo per la nostra storia calcistica. Non ci sono alibi, non ci possono essere spiegazioni, basta, è finita, la gloria estiva è un ricordo che si è fatto improvvisamente più amaro dopo questa notte grottesca. La ferocia del calcio non protegge le rendite, si corre al minuto successivo alla conclusione della partita, ciò che è stato non conta ma questa seconda, consecutiva eliminazione dalla fase finale del mondiale Fifa, è la caduta di un sistema che ha nelle sue radici ultime la migliore chiave di lettura. Ai debiti finanziari, già vergognosi, si sono aggiunti, in questi anni, debiti tecnici, la perdita di una scuola che ha smarrito i suoi punti di riferimento, l'arte della difesa e la genialità di alcuni interpreti a centrocampo. L'invasione degli stranieri ha soffocato la crescita di veri talenti nazionali, la terza linea schierata contro la Macedonia è di limiti evidenti ma alle spalle ci sono i soldati giapponesi Chiellini e Bonucci, dunque il passato prossimo e remoto, il resto è soltanto forestiero, in tutte le squadre di vertice e non.

Come mi ha ribadito un ex campione del mondo, esemplare nel ruolo, Claudio Gentile, mancano gli insegnanti veri per chi voglia crescere come difensore, si pensa esclusivamente alla tattica dimenticando o trascurando altri particolari, psicologici, di preparazione, di postura che completano il bagaglio di un giovane calciatore la cui unica ambizione è rappresentata dall'ingaggio milionario con un contratto pluriennale. La Lega di serie A è l'espressione di una miopia manageriale, l'egoismo di dirigenti di nessuna perizia internazionale, di lingua e frequentazione, ha portato a volgari sceneggiate da assemblea condominiale, dove ha prevalso l'interesse personale a quello del movimento. La stessa federazione si muove ancora con criteri datati, un ambiente burocratico, di scarsa elasticità e di singolari scelte, soltanto riflettendo sulla scelta dei responsabili tecnici della varie nazionali, dalla Under 21 in giù, senza mettere in dubbio la loro professionalità ma in assenza di carisma, curriculum, personalità, dunque le note che dovrebbero distinguere un insegnante nei confronti della scolaresca.

Roberto Mancini ha fatto più di quello che si pensasse e forse lui stesso avesse immaginato. Ha aggiunto un titolo europeo all'argenteria federale, non certo disponendo di un organico eccellente ma in quest'ultima fase ha dovuto raschiare il barile per mettere assieme una squadra degna del nome. L'errore ricorda quello di Bearzot prima e di Lippi dopo che, volendo premiare gli attori delle grandi imprese, dagli stessi finirono abbandonati. La stessa eliminazione patita da Ventura fu, a paragone di questa, più dignitosa, contro una squadra di rango, la Svezia. L'uscita di scena, traumatica, imprevedibile, anche comica, considerando il censo dell'avversario, privo dei suoi due uomini migliori, Pandev ed Elmas, rappresenta la conclusione di un ultimo periodo felice per la nazionale però smentito dal percorso dei club iscritti alle coppe europee. Se si tiene conto che le prime quattro nella classifica della serie A sono state tutte eliminate dai tornei Uefa si può comprendere quale sia l'effettivo peso del nostro calcio rispetto alla realtà internazionale.

Le dimissioni probabili di Mancini non cambiano di un nulla lo scenario, anzi non esistono alternative all'allenatore marchigiano, per competenza e professionalità. Semmai sono altri a doversi guardare allo specchio, ammettendo di non essere né i più belli del reame né i più bravi del sistema.

Un atto di grande responsabilità rarissimo dalle nostre parti. L'unica soluzione sarebbe quella di partire per il Qatar ma per perdersi nel deserto. Ma, tranquilli, tra una settimana si tornerà con la propaganda pentole del campionato.

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