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"È un'Inter come la mia. Ma la Roma si è presa un Mou non più Special"

Il leader dello scudetto dei record: "Conte e Trap simili. José? In Italia date troppo peso al passato"

"È un'Inter come la mia. Ma la Roma si è presa un Mou non più Special"

Emozione, trasporto ed empatia. Così Lothar Matthäus ha vissuto lo scudetto dell'Inter. «Sono contento che i nerazzurri abbiano interrotto il dominio della Juve - ha spiegato a Il Giornale -. Lo scorso fine settimana ho guardato la partita del Sassuolo contro l'Atalanta e ho esultato al gol di Berardi. Non vedevo l'ora che l'Inter tornasse finalmente a vincere». La squadra di Conte ricorda da vicino quella che trionfò con Trapattoni nel 1989 proprio con Matthäus in campo. «Nell'estate del 1988 Brehme, Berti, Bianchi, Ramón Diaz e io, che eravamo i nuovi acquisti, venimmo accolti molto bene. Anche Conte ha dimostrato di avere occhio: in questi due anni ha preso Lukaku, Hakimi, Eriksen... Gente che alla lunga è stata fondamentale per strutturare la squadra. Giocatori che oltre che qualitativamente anche mentalmente erano adatti a giocare per l'Inter. Conte ha creato un bel rapporto con loro. Ha rinforzato la panchina. Il tecnico merita davvero i migliori complimenti».

Quali giocatori l'hanno colpita in particolare?

«Lukaku e Martinez, miglior coppia d'attacco in Italia, ricordano Serena e Diaz. Mi piacciono molto. Il sistema di gioco della squadra attuale non è troppo dissimile dalla nostra. Trapattoni e Conte danno molta importanza alla comunicazione. Credo ci siano diversi punti in comune fra le due squadre, proprio per questo ho vissuto questa cavalcata con trasporto».

Eppure i nerazzurri in Europa hanno stentato: segno che il calcio italiano è ancora in difficoltà?

«La Serie A mi piace. L'Inter è scappata, ma dietro c'è molto equilibrio. Credo che in realtà vi manchino solo i risultati in campo internazionale. La Juve quest'anno è andata male, ma Pirlo, col tempo, può diventare anche un ottimo allenatore. All'Inter è mancato un punto per superare il turno. È il calcio, io non sono pessimista sul futuro del calcio italiano in Europa».

Perché i club tedeschi hanno subito boicottato la Super League?

«Perché sanno che il calcio non è solo business. Il calcio è passione, è emozione, è atmosfera, è per i tifosi. Il calcio ha regole, che vanno rispettate e mantenute. Abbiamo bisogno delle competizioni nazionali. In Germania il regolamento non consente a investitori di prendere il controllo di tutto il club e di farne quel che vogliono. La Premier sarà anche più ricca della Bundesliga, ma noi abbiamo il nostro equilibrio sportivo ed economico. Bisogna sempre avere in mente come e dove nasce il calcio, non lo si può stravolgere. Servono i tifosi. Si possono cambiare alcuni dettagli, non la sostanza».

La sorprende la decisione di Mourinho di andare alla Roma?

«Credo che la Serie A, in tal senso, non sia un buon esempio per il mio concetto di calcio. Bisogna avere il coraggio di cambiare. Bisogna avere il coraggio di separarsi da giocatori e allenatori che non incidono più. Apprezzo e ammiro Mourinho, ma negli ultimi anni non è più riuscito a trascinare le sue squadre come faceva un tempo, Inter compresa. Non è riuscito ad andare al passo con i tempi. I giocatori sono cambiati, lui non è più speciale come lo era prima. Resta un grande nome, deve dimostrare di saper incidere. Credo abbia anche perso fascino sui giocatori. Credo che alla Roma abbia l'ultima occasione, anche perché in Premier non le aveva più. In Italia spesso si dà grande peso anche al passato, spesso si fanno contratti lunghi a giocatori che ormai sono vecchi, solo perché hanno fatto bene negli anni precedenti. Così si rischia di cadere in un buco. Questi sono personaggi che hanno scritto la storia di un club o addirittura del calcio, ma bisogna capire che non aiutano più i club ad andare avanti. Questo per me è il caso di Mourinho».

Il Bayern, effettivamente, recentemente ha puntato su Kovac, Flick e Naglesmann. Non grandissimi nomi quando sono arrivati...

«Non so chi sia meglio fra Mourinho e Nagelsmann, dipende ovviamente anche dai giocatori che si hanno a disposizione. Ho però la sensazione che Mourinho non riesca più a creare quella empatia magica con i suoi calciatori. Loro due si passano 25 anni. Nagelsmann è più vicino ai giocatori. Mourinho non è cambiato rispetto a 10-20 anni fa, ma è cambiata la generazione di calciatori.

Comunque lo apprezzo come uomo, come allenatore, mi piace mediaticamente e per questo gli auguro di ritrovare il successo che in queste ultime stagioni gli è mancato».

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