È che Jerez de La Frontera è la sua seconda casa. È che il Vale Rossi ci ha vinto otto volte. Una in 125, la sua prima in terra di Spagna, era il 1997, podio e saluti e stretta di mano con re Juan Carlos. E poi in 250 e poi in 500 e poi ripetutamente in Motogp. È che a Jerez il Vale Rossi ha scritto quella pagina importante e visivamente incancellabile del corpo a corpo all'ultima curva con Sete Gibernau. Era il 2005. È che qui, da casa sua, scopriremo e capiremo quanto vale il nuovo Rossi. L'ultimo Rossi. Questo Rossi 34enne scappato sconfitto dal purgatorio ducatista. Lo sappiamo noi, lo sanno i tifosi, lo sa soprattutto lui che il vero esame inizierà da questo tempio del motociclismo che lui ama e conosce al millimetro e sotto gli occhi attenti dei 180mila appassionati iberici che lo popoleranno non solo per tifare il trio delle meraviglie, Lorenzo, Pedrosa e baby Marquez.
È che i primi riscontri del cronometro raccontano cose fastidiose. Il confronto più confronto che ci sia, cioè quello con il compagno di squadra Lorenzo, per il momento dice che fra i due - pronti e via - ci sono tre decimi e rotti. Così è andata al mattino nelle prime libere; e così è andata nelle seconde del pomeriggio. In vetta sempre Jorge, terzo tempo per il Vale nel primo turno, quarto nel secondo. Colpa anche delle gomme dure che l'italiano ha voluto provare a lungo al contrario del compagno. Perché «con queste temperature sembravano la scelta più ovvia» dirà poi. «Perché con le morbide non so come faremo quei 30 giri del Gp». Gomme dure che però «ti fanno scivolare in curva, quando sei in piega e allora perdi in accelerazione...».
È che Jorge pare volare, pare ringiovanire. Lui che giovane lo è già. Lui che oggi compie 26 anni e che l'altro giorno ha ricevuto in regalo il nome suo dato a una curva del circuito andaluso. «Però in quel punto la mia Yamaha non va bene in uscita, però il nome della curva è proprio bello» sorriderà il campione del mondo rivelando lo stato di grazia in cui si trova. Guida la classifica a quota 41 punti in comproprietà con rivelazione Marquez. Una vittoria a testa. Jorge in Qatar con Vale secondo, Marquez ad Austin e lui terzo (Vale solo sesto e lontano). Uno stato di grazia e una serenità che però non si spiegano solo con lo stato di forma attuale. Si comprendono meglio ipotizzando che il maiorchino, dopo due Gp e dopo le prime due sessioni di libere senta di aver preso finalmente le misure dell'ingombrante compagno di squadra. Come se cominciasse a pensare che i due-tre decimi rifilati ieri rappresentino la misura del suo vantaggio cronometrico da qui e per tutta la stagione.
Oggi si saprà di più. Soprattutto si saprà domani in gara, momento in cui il Vale Rossi scodella sempre quel tanto di più fatto di trance agonistica, di carisma, di amore per i corpo a corpo che gli regalano le ali neanche guidasse la Red Bull di Vettel. In Qatar è successo. Per questo ieri ha detto «devo recuperare sul giro secco ma soprattutto sul passo gara... che mi preoccupa. Quanto alla qualifica, l'obiettivo è scattare domani fra i primi cinque...».
È che dice la verità il Vale. Come sempre. Partire dalle prime due file. Perché l'energia spesa per la rimonta del Qatar venga stavolta usata per annullare i due-tre decimi che in questo momento lo separano da Lorenzo.
POLEmicamente
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