La Var al Giro d'Italia smaschera i furbetti Aru e compagni puniti

Il sardo penalizzato di venti secondi per scia Ulissi e Conti di 2'. Sorpresi anche altri tre ciclisti

La Var al Giro d'Italia smaschera i furbetti Aru e compagni puniti

Trento Dalle immagini del Var, alle figure barbine il passo è breve, brevissimo. La furbata nel ciclismo è dura a morire. Non ce la fanno proprio i corridori, nemmeno nell'era della telemetria e delle telecamere che riprendono le corse integrali, a crescere. A fare un salto culturale. Pur sapendo che da quest'anno il ciclismo, come il calcio, utilizza anche lui il Var, i corridori proseguono imperterriti a fare i loro giochetti di prestigio.

Ma cosa è successo ieri al Giro d'Italia? Pochi minuti dopo la conclusione della tappa, vinta dall'australiano ex primatista dell'ora Rohan Dennis, che ha preceduto di 14 Tony Martin e di 22 Tom Dumoulin che non è riuscito a guadagnare più di tanto a Simon Yates, ha iniziato a circolare insistentemente la notizia che il collegio di giuria presieduto dall'americano Randall Shafer, stesse valutando alcune situazioni anche con l'ausilio della VAR, per la prima volta nella storia utilizzata in un Grande Giro. Poco dopo le 18 arriva la comunicazione ufficiale: la Giuria ha deciso di penalizzare per scia Fabio Aru (20 secondi), i suoi compagni di squadra Valerio Conti e Diego Ulissi (2 minuti). Sanzionati anche altri tre atleti: Pedersen, Cavagna e Hermans (30 secondi).

La cosa può far sorridere, ma è certamente imbarazzante, per la modalità, e anche per chi ha cercato di fare il furbo. Non Yates, non Dumoulin, nemmeno Pozzovivo o Froome, ma corridori fuori classifica, che in questa tappa non erano chiamati a dimostrare alcunché. Un classico vizietto, sbugiardato da Gianluca Crocetti, 48 anni toscano di Pontremoli, giudice internazionale Uci dal 2004, che ha tenuto a battesimo il Var nel ciclismo alla Sanremo e l'organizzazione mondiale del ciclismo l'ha confermato qui al Giro d'Italia.

È lui l'uomo che guarda e scruta dal motorhome in zona arrivo, vicino alla regia Rai, e segue la corsa con l'ausilio di immagini che arrivano direttamente dall'elicottero, dalle motociclette o dalle telecamere fisse. Un sistema che è stato utilizzato anche nelle classiche monumento (Sanremo, Fiandre, Roubaix e Liegi, ndr). Di professione assicuratore, Crocetti è stato scelto tra i 18 giudici Uci italiani: già presidente di giuria all'Amstel e alla Freccia Vallone, ha fatto parte del collegio all'Olimpiade di Rio, ai Mondiali, al Giro e al Tour, e nelle grandi classiche. «Io segnalo tutte le anomalie ci ha spiegato Crocetti -, poi la decisione spetta sempre solo e soltanto al collegio di giuria e al suo presidente, che nel ciclismo è a tutti gli effetti l'arbitro».

Vittoria di Rohan Dennis, davanti a Martin e Dumoulin. Simon Yates resta in rosa per 56 e sorride soddisfatto, anche se non azzarda pronostici. «No.

Non posso dire che mi sento sicuro ha spiegato la maglia rosa -, perché lo sarò solo a Roma e fino ad allora ci potrebbe essere una giornata no».

Prudente Yates, deluso Dumoulin. «Lo confesso: sono un po' deluso. Ma una cosa è certa: io vado avanti a testa alta e proverò fino a Roma a conquistare il Giro».

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