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Vialli, il bello... deve ancora venire

Il bomber e la lotta al tumore: «Ho tanto da fare». Più Samp che Nazionale

Vialli, il bello... deve ancora venire

Brillante, ironico, intelligente, istrionico ma anche serio, profondo e in grado di commuoversi e far commuovere. È tutto questo e molto di più Gianluca Vialli, un ragazzo di 54 anni che ha tante cose da raccontare e non è mai banale. Sa di calcio, chiaro, professione che ha svolto da protagonista assoluto da calciatore, da allenatore e infine da commentatore. Ma se l'intelligenza lo ha sempre accompagnato nella sua carriera, la vita extra pallone lo ha messo di fronte a prove che non avrebbe voluto affrontare ma che ha saputo superare. Col suo talento ma soprattutto con la sua grande, grandissima, dedizione.

E così il giorno della consegna del premio il bello del calcio intitolato a un mito come Giacinto Facchetti, scivola via tra sorrisi e commozione. «Avete dimostrato grande competenza a scegliermi - scherza dal palco - Io lo so com'è andata. Qualcuno avrà pensato diamolo a Vialli che magari l'anno prossimo sarà troppo tardi». Autoironia per parlare del cancro con cui ha combattuto e che ha preso a calci nell'ultimo periodo. «Sto bene, tutto procede bene. Non è stato un periodo facilissimo - confessa - Credo di aver ancora molto da fare e quindi dovrete sopportarmi ancora parecchio».

È vero, ha ancora molto da fare Gianluca Vialli, un personaggio che serve da matti al nostro calcio. Lui che sull'appellativo bello del calcio dice «al massimo mi hanno dato del simpatico, del brutto che piace. Quello bello era sempre il mio gemello». Un gemello chiamato Roberto Mancini, prima compagno fraterno con la maglia della Sampdoria, ora amico fraterno da ct della Nazionale. C'è molto della narrazione passata, presente e forse futura di Gianluca Vialli che si interseca con Mancini. Mentre scorrono le immagini di due ragazzini in blucerchiato, uno con i riccioloni, l'altro con l'immancabile ciuffo, c'è il pensiero che la coppia possa tornare insieme. L'offerta del presidente federale Gravina perché Vialli diventi capo delegazione del club Italia c'è. Ma lui aspetta, prende tempo. «È un onore che abbiano pensato me e sarebbe bellissimo prendermi di nuovo cura di Roberto come facevo in campo». Ma la risposta non arriva, non ancora. Si è preso tempo Vialli, deve riflettere. Perché nel suo futuro può esserci un ritorno al passato. Potrebbe infatti diventare presidente della Sampdoria se andrà in porto la trattativa tra Ferrero e il fondo Usa York Capital che vuole la società e ha individuato nell'ex bomber l'uomo giusto per un ruolo importante. «Non dico niente, qualsiasi cosa dico potrebbe essere usata contro di me», dice Vialli sincero. Perché dire bugie non sta bene. Domani a Londra ci sarà un nuovo incontro tra le parti che potrebbe essere risolutivo. «Il calcio mi ha dato tutto, credo di dovergli tanto», confessa Vialli. A breve potrebbe farlo da presidente della sua Sampdoria, portando in dote quel carico di valori mai banali che lo contraddistinguono. E sì, potrebbe essere davvero una cosa bella per il nostro calcio.

Bellissima.

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