Nostro inviato a Torino
La Juve ha scoperto che è meglio avere Tevez (tre gol in tre partite) piuttosto che Giovinco. Se poi Vidal fa il goleador ancora meglio. Juve devastante pure stavolta per la difesa della Lazio, ancora una quaterna come in SuperCoppa: media quasi di un tiro un gol. Juve rassicurante, King Arturo spettacolare, il resto è musica con qualche accordo da perfezionare. Quanto basta per il nostro campionato.
A dispetto del risultato del primo tempo, la Lazio ha messo i brividi alla Juve più di quanto sia riuscito agli juventini nei confronti di Marchetti. Unica differenza, sostanziale, la Juve pochi tiri e due gol, poi diventati quattro. Invece la Lazio ha dimostrato quali siano alcune ruggini difensive bianconere e avvalorato quella certa propensione di Buffon alla respinta piuttosto che alla presa. Probabilmente colpa di palloni che svolazzano troppo.
Comunque il ritorno juventino nel suo stadio ha ripreso un discorso solo interrotto, non certo dimenticato. Pubblico che fa cornice. Squadra forse un po' monotona, ma solida nel suo stare in campo. Tevez come fosse qui da più tempo di Vucinic, anche se ieri sera ha faticato a trovare il gol fino al minuto 36 della ripresa, quando ha mollato un pallone rasoterra preciso e imprendibile. Poco prima perfino la traversa gli aveva respinto un ciclonico tiro, così esaltante da raccogliere applausi a scroscio come fosse un gol. Il tigrotto argentino si inserisce, entra ed esce dal gioco di squadra. Vucinic invece si propone sempre con l'atteggiamento del maggiordomo sussiegoso, finché non gli capita la palla da mandare in rete.
Ma grazie a quei due la Juve ha capito tutto e subito. Ovvero dalla prima azione del duo, dopo pochi attimi, finita in fuorigioco ma utile ad indicare dove stava il lato debole della difesa laziale: Tevez sbuca sulla destra e sono guai. Ed appunto sul centrodestra sono fioriti le due reti di Vidal: parabole lunghe prima di Pogba, poi di Bonucci e il king maker bianconero sbuca e appoggia con soffice velenosità in porta, il primo con l'esterno destro, il secondo con il sinistro. Il tutto nel giro di undici minuti. Ma il prima e il dopo hanno detto che la Lazio è squadra effervescente e con una attitudine al tiro da lontano sulla quale Buffon si è dovuto esercitare, ora deviando le sberle di Hernanes (poi espulso nella ripresa per un fallo veniale), poi quelle di Candreva e Radu. Peccato per la figuraccia rimediata sull'ennesima conclusione di Hernanes: respinta fioca, Klose in agguato, Chiellini dormiente ed ecco il 2-1.
Il bello del match, però, si è snodato proprio nella contrapposizione tra il gioco che fa muro a centrocampo (lasciamo perdere la difesa tra Novaretti, Radu e Cana), contropiede e quel tanto di frizzi e lazzi in attacco prodotto dalla Lazio e il movimento più compassato, fisicamente devastante quando la palla passa tra i piedi di Vidal o Pogba, fatto di passaggi infiniti (nella prima giornata di campionato la Juve è stata, dopo la Roma, la miglior squadra per numero di passaggi: 564) che però non vuol dire gioco barcellonista: qui c'è un pizzico di fantasia all'italiana.
Ed, appunto, con quel pizzico di fantasia unita ai piedi buoni del Bonucci centrocampista, che è sempre meglio del difensore, la Juve ha inventato il terzo gol, sfruttando il secondo lancio assist dello stopper, la mediocrità di Novaretti e l'abilità di Vucinic nell'aggirare la difesa e mandare in rete.
Che poi il montenegrino sia al gol numero 95 su 295 partite in serie A dice, anche, che il tipo è molto più utile di quanto sembri vedendolo così distaccato sul campo. Tutti appunti per la Juve del futuro, che dovrà chiedere aiuto ai suoi uomini di talento avendo una rosa solida ma non così completa come vorrebbero far credere dirigenti e adulatori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.