«Vincere per liberarmi da chi mi ha preceduto...»

Il commissario tecnico: «Ma potrebbe non bastare». Poi mani avanti: «Batterli non è decisivo»

Domenico Latagliata

Torino Ci scherza su, Ventura. «Quando sono venuto allo Stadium, ha sempre vinto la squadra di casa». Non ne pronuncia il nome, ma non ce n'è bisogno: lo Juventus Stadium (con l'enorme 34, che di solito fa mostra di sé all'ingresso, oscurato dalla Figc padrona di casa) è la casa bianconera e tutti ne conoscono le virtù. Ventura per primo, che qui con il Toro ha sempre perso.

Servirà insomma anche l'effetto arena, stasera: «Spero stavolta tocchi a me gioire. Confermo quanto detto: per vincere, non basterà dare il sessanta per cento. Dovremo correre e farlo bene, leggendo quanto ci proporrà la partita. Ricordiamoci comunque che ci aspetta una partita importante, ma non ancora drammaticamente decisiva: la qualificazione arriverà più avanti». Fallire però lascerebbe un sapore amaro. E magari il fantasma di Conte tornerebbe a palesarsi: «Non so se, in caso di vittoria, questa possa essere la partita che ci affrancherebbe dalla gestione precedente. Lo spero, ma non sono sicuro: se anche andasse bene, qualche rimasuglio rimarrebbe sempre. Ormai sono abituato, non è un problema». Buffon lo osserva, quasi divertito. E del resto lui con Conte ci ha giocato per anni: «Dovremo mantenere lo stesso atteggiamento avuto agli Europei, quando li battemmo così il numero uno -. Sarà imprescindibile avere dentro di noi la giusta emozione e il desiderio di fare un'impresa. Mi aspetto una Spagna ferita, sì. E anche per questo non potremo sentirci appagati. Questa è una partita che vale tanto, pur se manca parecchio al Mondiale».

Vale tanto, certo. Perché davvero potrebbe spazzare via i dubbi e le perplessità di tanta gente: «La Spagna, rispetto al recente passato, mi pare migliorata tatticamente dice Ventura -. E rimane una squadra che ha qualità assolute, unite a spensieratezza ed entusiasmo. Hanno studiato come affrontare la difesa a tre? Può darsi. Ma poi dipende anche da come vai in campo: uno può studiare tutto il tempo che vuole, ma la differenza la determina il modo in cui si mettono in pratica le cose apprese».

«Noi siamo pronti le parole del ct spagnolo Lopetegui -. E lo saremo anche se dovessero aggredirci. Il sistema di gioco di questa Italia è simile a quello di Conte: il collettivo viene prima di tutto, è la vostra scuola». «Non è vero che agli Europei ci è mancata l'umiltà e non ho mai sentito nessun calciatore italiano fare un'affermazione del genere aggiunge Piqué -. Semplicemente, con Del Bosque abbiamo vinto tutto ma quel ciclo si è chiuso: abbiamo voltato pagina e siamo pronti a ricominciare. Se faremo nostri i tre punti, la qualificazione diventerà improvvisamente vicina». È lo stesso pensiero di Buffon, orfano di Casillas: «È un segnale che mi arriva. Ma è anche la vita dello sportivo: finché posso, la vivo da protagonista. E poi farò lo spettatore.

Per adesso, però, sono concentrato sul bene del gruppo e sul poco futuro che mi resta: proprio perché è poco, voglio farlo bene e senza rimpianti. Ho ancora margini di miglioramento: pensarlo è il solo modo che conosco per cercare di essere felice».

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