Vinci e Lorenzi, c'è una vecchia Italia che piace

La tarantina finalista lo scorso anno è già nei quarti, il toscano a 34 anni fa soffrire Murray

Sergio Arcobelli

L'Italia, un paese di (quasi) vecchi. Come lo scorso anno, lo Us Open si conferma il palcoscenico preferito per i nostri portacolori, in particolare per i tennisti azzurri over trenta. Nell'ultimo Major dell'anno e dopo un'annata tutt'altro che favorevole, non restava che aggrapparci ai veterani. E così è stato.

Un anno fa Flavia Pennetta e Roberta Vinci disputavano il primo storico derby in una finale dello Slam. Un anno dopo, è la stessa Roberta Vinci a tenere col fiato sospeso milioni di italiani, nella speranza che possa riuscire un'impresa bis, ovvero quella di conquistare l'America e di togliere alla sua conterranea, ahinoi ritiratasi, lo scettro di campionessa uscente. Vale la pena sognare. Nonostante un tendine d'Achille sinistro malconcio, Roby continua a procedere nella scalata verso la finalissima: ieri, infatti, la tarantina è volata ai quarti di finale battendo per 7-6 6-2 l'ucraina Tsurenko, nuova a questi livelli. Ma adesso servirà l'impresa contro avversarie di tutt'altra caratura, come la tedesca Kerber o la ceca Kvitova, che si affrontavano nella notte nell'altro ottavo.

Piacevole sorpresa in quel di New York è Paolo Lorenzi, alla miglior stagione della carriera a 34 anni suonati. Per fortuna è spuntato, quasi dal nulla, Paolo. O meglio, Paul. Perché all'Artur Ashe, lo stadio più grande del mondo e da quest'anno per la prima volta coperto all'evenienza, Lorenzi non si è impaurito, anzi, si è fatto valere. Anche di fronte a un certo Andy Murray, il numero due al mondo e fresco vincitore della medaglia d'oro olimpica e del torneo casalingodi Wimbledon. Se eliminare lo scozzese si sarebbe rivelata una mission impossible, Lorenzi come Carnera al Madison Squadre Garden tantissimo tempo fa ha incassato e colpito. «Ciò che è nuovo non mi spaventa e onestamente il campo dove gioco mi interessa poco.

Io mi emoziono soltanto quando vinco» aveva dichiarato qualche ora prima del match con Murray, una battaglia di 3h17' e alla pari per due set fino a quando è scemata, per stanchezza, la forza di combattere. Nonostante la battuta d'arresto, comunque, il toscano potrà sorridere: da lunedì salirà fino alla 35ª posizione (best ranking in carriera) e diventerà il numero uno italiano. Non è mai tardi per migliorare.

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