Anno nuovo maglia nuova, ma per Elia Viviani sapete cosa c'è di nuovo? Quasi niente. Il sogno è ripetersi, sia su strada che su pista. Continuare a vincere tappe nei Grandi Giri (lui ha vinto sia al Giro, che al Tour e alla Vuelta, ndr) come in queste ultime due stagioni e provare a ripetersi a Tokio. In palio c'è quella medaglia d'oro nell'Omnium che è stata già sua a Rio, ma rivincerla per il veronese campione d'Europa, che quest'anno cambierà pelle andando a vestire la maglia della francese Cofidis, è la vera scommessa. «Ci sto lavorando da mesi, per certi appuntamenti non bisogna allenare solo le gambe e il proprio fisico, ma è necessario fare un grande lavoro anche sulla testa. Avrò un titolo olimpico da difendere, ma non solo quello. La dimensione che ho trovato su strada è da top rider ed è ovvio che voglio andare al Tour per provare a vincere qualcosa. Lo scorso anno sono riuscito a rompere il ghiaccio anche sulle strade di Francia, ma la voglia di rendere più pingue il mio bottino è tanta».
È ovvio per Elia puntare su tre grandi appuntamenti: Sanremo, Tour e Tokio. Questi sono i tre passaggi fondamentali di una stagione pronta a scattare in questi giorni dall'Australia ma che si preannuncia non solo importante, ma anche interminabile. In mezzo c'è un po' di tutto. «Anche il Fiandre precisa il veronese -. Lo correrò senza pressioni e con assoluta libertà di movimento, dopo anni trascorsi al servizio di veri cacciatori di tappe. Però quest'anno voglio provarmi anche lì, per vedere fin dove posso arrivare. Il Giro? È presto per dirlo: vedremo».
Nel cuore ci sarebbe anche la Parigi-Roubaix, che per un team francese, al pari del Tour, significa molto, ma per il momento è solo una bella suggestione. Non parla di Sanremo, perché è troppo vicina, e per lui è sempre risultata troppo lontana. «È una corsa che mi piace immensamente. Però, per una ragione o per l'altra mi è sempre sfuggita. Miglior piazzamento? Nono nel 2017, ma è chiaro che sento di valere molto di più. Però non ci devo pensare, non deve diventare per me assolutamente un'ossessione. È una corsa pazzesca, che basta un attimo sia per vincerla che per perderla. Non è una consolazione, ma un fuoriclasse come Peter Sagan è ancora lì che aspetta come me di vincerla. Quindi, niente ossessioni».
Lo dice per convincersene Elia, perché la Sanremo un'ossessione lo è per davvero. Il collezionista ha quasi tutto in bacheca, gli manca solo una grande classica monumento e una maglia iridata per completare un puzzle pazzesco. Tra questi titoli sportivi, potrebbe anche aggiungersene uno politico, istituzionale e d'immagine: quello di portabandiera alle prossime Olimpiadi di Tokio. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ci sta ancora pensando. La scelta del portabandiera è da sempre uno dei temi più attesi di ogni Olimpiade. Nei corridoi di Palazzo H è già scattato da mesi il totonomi. Al momento, un vero e proprio favorito non c'è. Dopo due donne (Vezzali e Pellegrini), si pensa ad un uomo. Da Paltrinieri a Montano, per arrivare appunto a Elia Viviani che ha dalla sua il fatto che nessun ciclista è mai stato portabandiera (in corsa pare esserci anche Vincenzo Nibali, ndr).
«Sarebbe un sogno, ma è meglio concentrarsi su quello che dipende solo e soltanto da me. Primo obiettivo? La Sanremo, ma come ho già detto, per me non deve essere assolutamente un'ossessione». E anche questa non è più una novità.
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