Dibiasi, lei ai Giochi di Montreal del 1976 è stato il primo portabandiera del nuoto. Che cosa significa ancora oggi esserlo stato e che cosa ha provato?
«È stata un'emozione indescrivibile, di quelle che rimangono per sempre. Quando siamo arrivati sul posto, mentre facevo allenamento, la delegazione del Coni si avvicina e me lo propone. Non ho esitato un secondo a dire di sì. La felicità e l'onore di essere stato scelto era così grande che la mia risposta ai delegati italiani penso sia stata più o meno: "Il giro dello stadio a piedi con la bandiera lo farei anche con una gamba sola!"».
Che ricordi ha di quella cerimonia inaugurale?
«Uno in particolare: ancora adesso ricordo l'alfiere sovietico (Vasily Alekseyev, l'atleta del sollevamento pesi soprannominato la Montagna umana, ndr) che riusciva a portare la bandiera con un braccio solo. La bandiera, vi assicuro, è pesante ma nonostante questo lui riuscì a fare il giro del campo intero impugnandola con una mano come una fiaccola, protesa in avanti. Conservo ancora oggi un misto di ammirazione e stupore».
Mai come questa volta, però, risulta difficile scegliere l'alfiere azzurro per Tokyo 2020. Cosa ne pensa?
«Se devo fare un nome, anche perché la conosco bene, dico Tania Cagnotto. Certo, so bene che lei non è ancora qualificata ai Giochi, e aggiungo che forse sarà più facile conquistare il pass dai 3 metri che nel sincro, ma sarebbe grandioso se dopo tanti anni toccasse a un altro tuffatore. Altra cosa».
Prego.
«Dopo che io e suo papà Giorgio abbiamo esordito ai Giochi del '64 proprio a Tokyo, una Tania portabandiera sarebbe la chiusura del cerchio, l'epilogo perfetto di una storia incredibile».
C'è un problema: Tania viene dal mondo del nuoto ma quattro anni fa fu scelta la Pellegrini.
«E allora dico che potrebbe essere questa l'occasione buona per scegliere ancora un atleta della federnuoto. Un omaggio al mondo del nuoto che, come nessun altro, di questi tempi sta regalando così tante medaglie e successi al nostro Paese».
Attenzione: se guardiamo al palmares, però, a Tania manca l'oro olimpico.
«È vero, Tania non ha vinto l'oro ai Giochi. Ma è anche vero che ne ha vinti tanti a livello europeo e poi un oro mondiale è riuscito a metterlo al collo, battendo niente meno che la Cina. Se tuttavia la scelta dovesse ricadere per forza su un atleta che ha già vinto l'oro olimpico, allora dico Gregorio Paltrinieri. È uno dei nostri migliori rappresentanti e così si rispetterebbe anche il criterio dell'alternanza uomo-donna».
Ma se la scelta ricadesse su un atleta fuori dal nuoto, chi le piacerebbe?
«Premessa: la scelta del ruolo di portabandiera dovrebbe ricadere su un atleta che in quel momento rappresenti la nazione anche a livello etico. Ho avuto modo di assistere ad una partita di pallavolo e, ad essere sinceri, una ragazza come Paola Egonu mi ha esaltato. Le sue schiacciate e i suoi salti sono fantastici. Poi lei non molla mai e gioca senza timore. È quello che mi aspetto da un atleta con la A maiuscola».
Malagò ha parlato anche di doppio portabandiera. Ma era più una provocazione.
«Come farebbero in due? Se così fosse, i due atleti scelti
dovrebbero andare in giro con una bandiera e due aste. O altrimenti darsi il cambio: un po' uno e un po' l'altro, oppure mettere una mano sopra l'altra. No, non penso sia opportuno che vi siano due alfieri».(1. Continua)
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