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VUVUZELA

In questo calcio appiattito dalla paura, giù il cappello davanti a Javier Aguirre. Il ct del Messico non ha avuto alcuna remora a inserire in nazionale alcuni dei giovani più promettenti fra quelli che nel 2005 avevano vinto il Mondiale Under 17. Su tutti i ventunenni Carlos Vela, in forza all’Arsenal, e Giovani Dos Santos, ceduto in prestito dal Tottenham al Galatasaray per fare esperienza, due che di talento ne posseggono a iosa. Ma non dimentichiamo Hernandez, anch’egli del 1989, e Barrera, più vecchio di due anni, che hanno determinato lo storico successo sulla Francia: l’uno ha segnato il primo gol, il secondo ha provocato il rigore del raddoppio. Se a questo magnifico poker, aggiungete Moreno e Juarez, titolari entrambi a 22 anni, vi renderete conto di come quella covata fosse ricca di campioni in erba.
«Con questi ragazzi, tecnicamente dotati, ma anche forti fisicamente, abituati a giocare in altura, il Messico può essere l’outsider del Mondiale e inserirsi fra le grandi in pianta stabile», così il tecnico presentò la squadra alla vigilia del lungo periodo di preparazione. Oltre 60 giorni trascorsi insieme. Bene. Con questi ragazzi il 52enne Aguirre ha fatto fuori la Francia, vicecampione in carica, arrivata in Sudafrica grazie al misfatto di Henry (doppio tocco di mano contro l’Irlanda nell’incontro decisivo) sottoscritto dall’Uefa di Platini. Quasi una catarsi aristotelica. A dimostrare che i cattivi non vengono fatti fuori solo nei film western ma anche nel variopinto mondo del calcio. In segno di ringraziamento Trapattoni, il tecnico dell’Irlanda defraudata, terrà a lungo la foto di Aguirre nel salotto di casa, magari in una cornice d’argento. Intanto lui non c’è al Mondiale. C’è invece quell’imbelle di Hanssen, l’arbitro svedese che riuscì nell’impresa di non vedere la scorrettezza di Henry.
I meriti di Aguirre vanno oltre la fiducia concessa ai giovani. Nel secondo tempo contro la Francia, ha inseguito la vittoria a tal punto da inserire non solo Barrera al posto dell’infortunato Vela, ma anche da sostituire un centrocampista (Juarez) e un trequartista (Franco) con due attaccanti, l’imberbe Hernandez e l’ultra 37enne Blanco, l’autore del rigore. Sull’altro fronte Domenech non ha mai schierato una prima punta e s’è piegato alla volontà di uno spogliatoio senza testa. Che il ct messicano abbia carattere, è risaputo. Nella partita di Gold Cup con il Panama si beccò tre turni di squalifica per aver mollato un calcetto a un giocatore avversario, Phillips. E in un’intervista di qualche mese fa disse: «Non mi va di essere ricordato solo per il successo nella Gold Cup (5-0 agli Stati Uniti in finale, ndr) ma voglio passare alla storia per qualcosa di più importante. E il Mondiale rappresenta il massimo per chi gioca a pallone».

Sembra di parola.

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