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La Wierer nella storia: prima coppa per l'Italia

Dorothea, figlia di Anterselva, 3.000 anime e un solo credo: il biathlon. «Il mio sogno da bambina»

La Wierer nella storia: prima coppa per l'Italia

Da ieri siamo tutti un po' biathleti e figli di Anterselva, la patria di una nuova, bellissima eccellenza italiana: come la fontina stagiona in val d'Aosta e il crudo o è di Parma o di San Daniele, il biathlon azzurro è made in Rasun Antholz. Tremila anime, voce altoatesina per indicare la palude di fronte oggi in realtà, qui c'è un lago poetico dove Dorothea Wierer è nata e cresciuta per diventare, a 29 anni, la prima italiana assoluta, uomini compresi, a vincere la coppa del mondo generale «È il mio sogno di bimba e una vittoria di tutto il movimento» - con una ventina di punti su un'altra azzurra Lisa Vittozzi, che è friulana, ma che negli stessi boschi ha plasmato il suo talento e si dice «felice per la mia continuità quest'anno, crescerò ancora».

Wierer con 2 medaglie olimpiche e 6 mondiali, 39 podi e 7 vittorie individuali - chiude un anno storico: la coppa generale dopo l'oro mondiale (nella mass start una settimana fa ad Oestersund) è impresa riuscita solo ad Armin Zoeggeler e Gerda Weissensteiner nello slittino e a Gustav Thoeni nello sci alpino. Le due ragazze dell'est delle alpi hanno centrato una doppietta tutt'altro che metaforica: Vittozzi si è presa anche la coppetta dell'individuale, Wierer quella della pursuit. Ieri, nell'ultima mass start e in quei 12 km di fatica, nel tempio norvegese dello sci nordico ad Holmenkollen, bastava non andare oltre la 16sima piazza. Detto, fatto: Lisa ha chiuso 11sima appena davanti alla capofila di questa nuova Igp sportiva tutta carabina e skating.

Poche centinaia di praticanti, sempre più appassionati davanti allo schermo o a tifare in pista, il biathlon è antico e moderno insieme. È giovane perché è sport olimpico da Squaw Valley 1960 e per le signore da Albertville 1992. Fosse una disciplina estiva somiglierebbe, però, a quelle mitiche e fondanti dei cinque cerchi, tipo pancrazio e altri sport composti dal pentathlon in su. Porta con sé, infatti, tutta la tradizione delle pattuglie militari e - come trasposizione agonistica delle leggendarie battute di caccia va forte nel grande Nord, se pensiamo che il biathleta più medagliato di sempre è un certo Ole Einar Bjorndalen, norvegese, che, però, proprio da un'azzurra collega, Nathalie Santner, fu stregato e per un po' scelse il Belpaese per allenarsi. Erano gli anni del primo boom di Anterselva che diede i natali anche a Wilfried Pallhuber, campione del mondo negli anni Novanta.

Oggi a tener alto l'onore dei signori del biathlon maschile azzurro sono arrivati Lukas Hofer e Dominik Windisch, neanche a dirlo, dirimpettaio di Wierer in gioventù. Oggi Doro vive in val di Fiemme e spesso si allena a Livigno mentre il Belpaese ha sviluppato anche un'altra serie di centri ad hoc come Forni Avoltri in Carnia, Bresson ad Aosta, Ridanna, val Martello e Valdidentro in Valtellina. Ad Anterselva, però, è da 50 anni che si coltiva il sogno del biathlon: pionieri furono Paul Zingerle, Kurt Hinze e Battista Mismetti. Un albergatore, un allenatore ed un capitano dell'esercito che con tenacia diedero avvio al movimento. Lo stadio, fra i più belli del circuito, arriva nel 2006 e da allora la tappa di Coppa è fissa ed amatissima. Come in ogni piccola comunità c'è anche qualche mugugno per uno sport che porta allori una settimana l'anno quando l'economia poi deve girare gli altri 11 mesi e mezzo, ma qui nel 2020 arriveranno i Mondiali e nel 2026 magari anche le Olimpiadi.

E soprattutto c'è Wierer, la figlia d'oro che ha fatto di questa valle un marchio di fabbrica e di successo.

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