WengenLo sguardo è azzurro come quello di Clint Eastwood che, quassù, sulla Nord dell'Eiger, ha scritto pagine di storia del cinema. Ma rispetto alle due "fessure" più famose di Hollywood, gli occhi di Christof Innerhofer si allargano, come mare aperto, quando taglia il traguardo dell'83simo Lauberhorn, una scarpinata di quattro chilometri e mezzo per mille metri di dislivello che non ha mai dato tregua agli sciatori di ogni epoca. Finché non la fai tua non puoi dire di aver partecipato al gioco del circo bianco. Inner come Clint: western nell'affrontare i rischi, ma soprattutto spietato nel portare a termine la sua "sanction". Nel film l'attore scalava l'Eiger alla ricerca di una spia zoppa, mentre il finanziere di Gais si è scapicollato giù contro un gruppo di affamati avversari. Dopo aver dominato la discesa anche nella combinata di due giorni fa, scivolando poi quinto con lo slalom, andava ripetendo: «Non è una gara da sci club, questa è la coppa del mondo: come potevo pretendere di andare forte in slalom se mi sono allenato solo sei volte in tutto l'anno?». Come a dire: son qui per fare faville ma in discesa. Detto e fatto.
Inner è stato il migliore, con un vantaggio in progressione per tutta la gara. «Meglio rischiare a tutta per fare le linee che voglio, piuttosto che rischiare di arrivare decimo per aver sciato composto». Insomma, al compitino "Winnerhofer" preferisce il best-seller. E se lo scorso anno si era conquistato il titolo di mister training perché in prova andava sempre forte poi cedeva, oggi il quinto sigillo in carriera fa di lui l'uomo jet azzurro più vincente dopo Kristian Ghedina e Herbert Plank: e proprio al Ghedo, Innerhofer ha strappato il record di essere l'unico azzurro vincente qui a Wengen e a Beaver Creek, le due piste che Christof ha domato quest'anno salendo a quota 5 nelle vittorie in carriera, con altrettanti podi. Lo scorso anno a Wengen fu terzo, ma questa vittoria arriva a poche settimane da quei mondiali dove Innerhofer sarà chiamato a difendere le sue tre medaglie. Lui ha la battuta pronta: «Mi dicono che devo tornare con le medaglie: mi porterò in valigia quelle già vinte così nel caso riuso quelle».
Però questo Christof 2013 sta facendo ben più di un pensiero ad un ruolo da protagonista sulla Planai di Schladming. Cosa insperata dopo che la scorsa stagione, che pure gli aveva regalato, proprio su quella pista, la vittoria nell'ultimo superg di stagione, era finita orizzontale fra fisioterapia e antidolorifici. La schiena non perdona. Rinuncia agli allenamenti estivi in Argentina e devolve parte delle "ferie" ad un fisioterapista bavarese che ha in cura tanti big. Intanto arriva lei, Martina, giornalista altoatesina cui va la dedica per la vittoria di ieri. Christof sistema il capitolo cuore. Armani lo richiede in passerella, intanto lui si ricostruisce: «Forse è questo il momento in cui mi sento più forte mentalmente perché, pur non essendo al top, mi so dosare».
Mentre Aksel Lund Svindal rischia grosso e dopo il salto dell'Hundschopf finisce nelle reti, a restare dietro all'azzurro con un palmo di naso sono due austriaci Klaus Kroell e Hannes Reichelt che segna però il nuovo record di velocità sulla pista, sforando i 160 km orari.
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