Complice la contemporanea sconfitta del Palermo a Firenze, una partita narcotizzata di suo strada facendo è diventata inutile. Il Genoa si salva con una giornata di anticipo e regola la lotta con Siena e Palermo durata praticamente tutto il girone di ritorno. Preziosi adesso gonfia il petto e concede un paio di ammissioni: «È un'impresa che per molti era impossibile. Ma io ci ho sempre creduto. È la seconda annata difficile, ora preferisco ragionare su questa per capire i motivi precisi e non commettere più gli stessi errori. Siamo partiti male, con un altro allenatore, con un altro dirigente, con un altro progetto, poi è saltato tutto e per rimediare si è continuato a sbagliare, a gennaio abbiamo fatto cose importanti anche se alcune società ci hanno dato giocatori non in forma». Poi una dritta a Stramaccioni: «Cassano? Anche senza palla può fare male, ma in queste condizioni non lo vorrei. Non mi è sembrato che corresse come un matto, quando è in forma è straordinario, ma non rientra certamente nei nostri piani». Tumulazione.
É finita 0-0, ampiamente previsto, con un punto il Genoa si sarebbe salvato indipendentemente dal risultato del Palermo, l'Inter tamponava l'emorragia. Parlarne mette quasi malinconia. Con tre interventi Handanovic l'ha tenuta aperta: pugni su una sventola di Floro Flores, prodigioso su colpo di testa di Borriellio, quasi allo scadere del primo tempo ancora super sul sinistro di Bertolacci. Qui il Genoa ha chiuso, sono arrivate le notizie da Firenze, Ballardini ha ordinato di trincerarsi e ne ha schierati dieci davanti a Frey. Chissà da dove arrivavano i timori, forse gli avevano ricordato che l'Inter resta imprevedibile, capace di arrivare a 45' da una finale di coppa Italia, massimo traguardo raggiunto in stagione, e poi gettarla nei restanti 45.
Cambiasso e fratelli sono sempre rimasti in cesta. Neppure un tiro serio tranne un destro a pelo d'erba di Guarin che Frey ha respinto in tuffo. Poi nella ripresa un destro in giravolta di Rocchi che ha colpito la parte superiore della traversa. Bello il gesto, casuale l'azione con l'assist di Cassano favorito da una deviazione. Bene Nagatomo che a questo punto ha vinto la disputa personalissima sul destino del suo ginocchio, la teoria conservativa che gli hanno suggerito in Giappone per poterlo schierare in Confederation cup funziona, ha corso, dribblato, messo in mezzo qualche pallone, è uscito indenne da un paio di contrasti seri.
Piero Ausilio aveva comandato di onorare la maglia, i nerazzurri lo hanno fatto a modo loro. Una stagione pietrificata dopo la sconfitta interna con la Juventus che ha tolto ogni ambizione, poi l'Inter mutilata dagli infortuni è andata lentamente sciogliendosi, ultima gran prova di orgoglio il 14 marzo a San Siro con il Tottenham e quel sinistro di Cambiasso fuori di un palmo sul 3-0. Poi sette sconfitte e troppi giocatori all'ospedale. Ma c'è grande voglia di ricominciare, il ds Ausilio ha parlato di futuro: «Siamo stati una squadra che fino a dicembre ha fatto bene. Sono pronto a scommettere che sarebbe stato impossibile per chiunque avere continuità con tutti questi infortuni. Ci serve qualità, servono giocatori funzionali, abbiamo visto tante partite e abbiamo idee chiare, sarà una squadra che potrà essere protagonista». L'ottimismo qui non è mai mancato sebbene Moratti sia parso sempre più deluso.
Sulle nuvole c'è Leonardo che arriva con Lucas Moira, e Walter Mazzarri che tiene tutti in sospeso sul suo futuro.
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