Spot elettorale a senso unico dei docenti allineati a sinistra

Appello a favore del voto all’Unione sottoscritto da 42 cattedratici genovesi e fatto circolare all’Università

Spot elettorale a senso unico dei  docenti allineati a sinistra

(...) pontificano pure, dall’alto della riconosciuta autorevolezza culturale, anche al di là della sfera di stretta competenza. La loro forza è il sapere, il loro nemico la Moratti (nel senso del ministro). Sono i 42 docenti universitari dell’ateneo genovese che hanno sentito impellente, in questi giorni, il bisogno di schierarsi esortando a votare per l’Unione. E ora lanciano un appello «alla comunità scientifica in relazione alle prossime elezioni - come spiegano in un documento fatto circolare nei templi della cultura - per rettificare una deriva che può fare dell’Italia la prima democrazia dispotica dell’era mediatica».
Parole gravi, anatemi apocalittici di stampo biblico, ancorché rigorosamente laici, da parte di insegnanti che non hanno mai fatto mistero di appartenenza politico-ideologica. Rigorosamente di sinistra: da Giunio Luzzatto a Franco Praussello, da Luigi Surdich a Vittorio Coletti, ad altri nomi noti e meno noti (la maggioranza, ma non è una colpa), tutti comunque compresi nella parte di paladini della libertà di votare chiunque purché sia dalla parte giusta. Quella di Prodi.
Cosa c’entri questo con la Cultura, il Sapere e l’Università, cercano di spiegarlo nell’ampia nota in circolazione: «Sappiamo benissimo - scrivono, mettendo coraggiosamente le mani avanti - che in tempi normali è giusto tenere distinte l’attività scientifica e didattica dalle contese politiche. Ma questi non sono - ohibò! ndr - tempi normali. Il nostro Paese vive una condizione anomala, dal momento che ha conquistato il vertice dello Stato un uomo dotato di un’enorme ricchezza e del controllo quasi totale dei mezzi di comunicazione di massa», con ciò dando luogo a una sorta di «dispotismo dell’era televisiva» anche tramite una non meglio precisata «ostentazione di stravaganze istrioniche».
Per fortuna ci sono loro, i 42 docenti, a trovare il tempo, tra una lezione e un’altra, tra un esame e un seminario, di monitorare attentamente la tv e smascherare le stravaganze istrioniche. Che non sono, come qualcuno potrebbe banalmente pensare, quelle di Caruso e Luxuria, disinvolti candidati dell’Unione. No, Caruso e Luxuria non ci pensano nemmeno a fare gli istrioni, sono lì per fare ben altro. Lo riconoscono, del resto, gli stessi autorevoli 42, quando esortano «tutti a votare per uno qualsiasi dei partiti dell’Unione, coalizione che per quanto sotto alcuni aspetti criticabile appare l’unico argine contro la degenerazione. E l’unica possibilità di tenere aperta una prospettiva diversa». Anche a costo di chiudere la prospettiva migliore.
Non basta: la filippica - per non incorrere nel rischio di trasformarsi, non si sa mai, in uno spot elettorale! - si arricchisce di contenuti di assoluta indipendenza ideologica e libertà di coscienza. Del tipo: «Il nostro Paese ha sopportato per cinque anni, subendo gravi danni materiali e morali. Non può permettersi di prolungare oltre questa esperienza, col rischio di far diventare l’errore irreparabile. Questa è la posta in gioco alle prossime elezioni».
Altro che equidistanza, par condicio e autonomia di giudizio. Tanto grave è il momento storico, che bisogna mobilitarsi a ogni livello «per evitare - sono sempre le parole dei 42 - che la nostra vita peggiori notevolmente» e diventi «più deprimente, meno dignitosa e meno libera». In ogni caso - ci rassicurano ancora i docenti, nel commendevole tentativo di non deprimerci troppo -, dobbiamo star sereni. Niente paura: anche se «sventuratamente dovesse succedere il peggio», e cioè se il centrodestra, per volere degli italiani senza cattedra, rimanesse al governo del Paese, loro, i 42 (il 2,45% dell’intero corpo insegnante dell’ateneo genovese...), non farebbero gli esuli. «Non andremo all’estero» promettono infatti con commovente solennità.
Insomma, ce li dovremo tenere. Tutti e 42.

Evidentemente qui, tra un convegno e un articolo, tra un esame e un seminario, soprattutto tra un appello e uno spot elettorale, tanto male non ci stanno. E in quanto a «stravaganze istrioniche», be’, possono sempre dire di poterle insegnare.

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