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Gli spreconi dell'Eliseo: ecco tutte le spese pazze di Sarkozy e Carlà

Un libro svela i conti fuori controllo dell’Eliseo: spese pazze, lussi scandalosi, capricci senza fine. Prima di loro nessun presidente aveva mai sperperato tanto

Gli spreconi dell'Eliseo: ecco tutte le spese pazze di Sarkozy e Carlà

Chi di sprechi ferisce, di sprechi perisce. Ora lo sa anche Sarko. Mesi fa ghignava dell’Italia alle prese con lo spread. Ora fa i conti con il doloroso divario tra le spese sue e dei suoi predecessori. Un divario messo nero su bianco nel libro «L'argent de l'Etat» di René Dosiére, un deputato socialista specializzato nell’inseguire il filo d’Arianna degli sprechi di Stato. In questa caccia allo scialo Sarkozy si conquista facilmente il titolo di Gran Sciupone. Al suo confronto De Gaulle, Giscard d’Estaing, Mitterrand e Chirac sono dei miserabili. Le sue credenziali di supremo sperperatore son dettagliate in un bilancio dell’Eliseo attestatosi nel 2011 al livello record di 133 milioni di euro. Una delle principali fonti di spese deriva - spiega Dosiére - dalla «bulimia da viaggio» presidenziale, ovvero dalla sua incontrollabile mania di volare altrove. Nicolas l’irrequieto fa le valige almeno 70 volte all’anno e trascorre 24 ore a settimana sull’Airbus presidenziale. Un vero record se si considera che Jacques Chirac annoverava un 50 per cento di spostamenti in meno. Vero simbolo di tanta esosa irrequietezza è l’Air Sarko, l’Airbus presidenziale attrezzato ed allestito in base alle migliorie pretese dal presidente vagabondo. Ma a dar retta a Dosiére i 176 milioni di euro di spesa certificati dal ministero della Difesa sono solo un parte degli oltre 258 milioni di euro richiesti allo Stato francese per garantire le modifiche volute dal presidente.
Un’altra prova dell’itinerante scialo presidenziale si nasconde nei garage dell’Eliseo. Lì le auto blu sono passate da 55 a 121. Il tutto al costo annuo di 120mila euro per le assicurazioni e di 330mila euro per il pieno. Bazzecole rispetto ai 130mila euro spesi nel settembre 2010 per regalare all’annoiata Carla una visitina alle grotte di Lascaux, il sito archeologico interdetto ai comuni mortali dove sono conservate le famose pitture rupestri del neolitico. Ma la vera differenza sono le misure di sicurezza. Per garantire l’incolumità propria e della premier dame il presidente spende in media dal 50 al 66 per cento in più dei suoi predecessori. A questi ritmi il costo, tutto compreso, di una puntatina di due ore in provincia raggiunge i 600mila euro, 450mila dei quali solo per la sicurezza. E a rendere il tutto più salato s’aggiungono i 600mila euro spesi ogni anno per i video e le fotografie necessari a suggellare le peregrinazioni presidenziali. Senza contare gli imprevisti. Come quello del G20 del 2009 in America quando lo staff presidenziale sborsò 26 mila euro per farlo accomodare in una sala consona al suo ruolo.
Ma la vera smania di Sarko si chiama Carla. É la mancanza della propria metà - spiega Dosiére - a renderlo eternamente irrequieto, a spingerlo a far tutto di corsa per garantirsi un veloce ricongiungimento. I soldati francesi in Libano ne sanno qualcosa. Durante una visita a Beirut Nicolas cancellò la visita alla loro base pur di non mancare al pranzo per l’ultimo disco della mogliettina. Viaggi o non viaggi per il contribuente cambia poco. Anche tra le mura di casa la coppia Nicolas e Carla non garantisce grandi risparmi. Per ogni spuntino del mezzodì se ne va via un Pouilly Fumé del 95 se il cuoco cucina pesce, un rosso 2006 Crozes-Hermitage se in tavola arriva il patè. Quel che non cambia è solo il prezzo visto che entrambe le bottiglie valgono sui 190 euro l’una. Ma i vinelli son ben poca cosa. A far più paura sono i 12mila euro complessivi che l’Eliseo spende ogni giorno, domeniche comprese, per soddisfare Nicolas, Carla e i loro commensali. E pur di sapere cosa pensano di lui gli ingrati sudditi re Sarko ha quadruplicato le risorse, passando dai 500mila euro spesi in sondaggi da Chirac agli oltre 2,2 milioni di euro del suo mandato.

Una spesa forse eccessiva per un presidente che rischia di presentarsi al voto con uno dei gradimenti più bassi della storia.

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