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Sprofondo azzurro crolla anche Gibilisco

Il campione esce ai 5,65: «Delusione difficile da digerire». Ora ci resta solo Baldini

nostro inviato a Helsinki
Quattro salti e a casa. «Ma piangere il morto sono lacrime perse». Ci lascia così Giuseppe Gibilisco. Un proverbio di casa sua per non farsi compatire e nelle mani una valigia che riporta a casa un carico di illusioni trasformate in delusione sotto il cielo grigio, inclemente e dispettoso di Helsinki. Una città che mette depressione più dello sfacelo di questa nazionale azzurro tenebra. L’Italia dell’atletica aveva toccato tutti i ciondoli possibili affidandosi ancora una volta al nostro trapezista di successo. Negli ultimi due anni non aveva mai tradito nella gara che valeva un podio. Perché non credergli anche ieri? D’accordo, la stagione aveva mostrato più bassi che alti, una volta sola era salito a misura degna di un campione del mondo e di una medaglia olimpica (5,80 a Firenze), ma Gibilisco è il miglior giocatore di poker che il nostro mondo dello sport abbia.
Niente, la signora della sorte ha guardato dall’altra parte. E proprio nella gara dell’asta conclusa a misura più bassa dal 1983 ad oggi, ovvero da Helsinki a Helsinki. L’ha vinta un campione dell’altro mondo, ossia di quello dei comprimari. Un campione, questo sì, baciato dalla stella. Si chiama Rens Blom, ed è olandese. La provenienza dice tutto. La gara ha detto il resto: ai 5,65, Blom è rimasto in gara per un omaggio dell’asticella posta sui ritti. Un ballonzolare frenetico durato alcuni attimi, ma che ha indicato l’uomo dei suoi favori. Situazione tal quale a quella capitata a Gibilisco, proprio ai 5,65 della sua eliminazione. «Ma quest’anno ho per compagna di avventura soltanto la sfortuna. E questo è il risultato. Ho fallito, volevo essere protagonista, avevo troppo desiderio di fare bene. E tutto mi ha tradito: la voglia, la pioggia, il vento che ai 5,65 ha girato tante volte e nel momento decisivo mi ha soffiato in faccia».
Descritta così, la gara del nostro è stata solo una lotta contro la bizzosa signora. Invece c’è dell’altro. Dopo aver passato al primo colpo i 5,50, aver guardato quel cielo che di tanto in tanto mandava in soggezione gli astisti, Gibilisco ha davvero litigato con l’asticella in due salti su tre: è passato alto, salvo toccare con il petto quel tanto da far abbattere l’asticella. Discorso da addebitare alla sfortuna, se non fosse incappato in questo tipo di errore per tutta la stagione, rimediandone magre figure, qualificazione di martedì compresa. Qualcosa non va, qualcosa blocca la sua macchina da guerra. Perché Gibilisco resta, insieme a Baldini, l’unica vera macchina da guerra dell’atletica italiana: il resto è cimitero di speranze, paradiso di delusioni.
E ieri sera la faccia del folletto siciliano era in tono con il resto della spedizione. Cercando di trovar spiegazioni al pollice verso di tutta la stagione. Per ora l’atletica è l’unico grande amore a lui rimasto dopo una separazione anche nella vita sentimentale. Dunque perché questi tradimenti? «Mi serve un grande salto per sbloccarmi. Lo cercavo qui. Fisicamente sto meglio che nel 2003, forse mi ha fatto male saltare poco tra l’anno scorso e questo. Ma non sono un robot, posso sbagliare. Delusione dura da digerire. Ma quel vento...».
Il vento che tira contro tutta l’Italia di Helsinki (ieri la Ceccarelli non è entrata nella finale dei 400 ostacoli dopo una corsa grintosa: terza in gara ma con il nono tempo), altra storia rispetto a 22 anni fa quando le medaglie furono tre e i personaggi ben altri. Qui siamo alle miserie, onorate da quarti di nobiltà. E invece i campionati più bagnati del mondo stanno dimostrando che si può vincere, lottare e stupire anche sotto l’acqua e contro vento. La gara dell’asta lo ha dimostrato nel nome del suo vincitore, che fino ad ora (ha 28 anni) aveva vinto solo due bronzi indoor (europei e mondiali). Qui ha sbaragliato tutti, meritandosi i colpi della fortuna con due preziosità: ai 5,75 al secondo colpo, e poi ai 5,80 passati al primo tentativo. Tanto è bastato. Gibilisco si è accomodato al quinto posto, poco per uno che punta ai sei metri. Ora l’ultima speranza è affidata a Stefano Baldini: un altro da oro puro. Ieri ha presentato le sue scarpe nuove, leggerissime (120 grammi), pronte a farlo volare.

Fuori dall’acqua di Helsinki e dalle secche d’Italia.

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