Napoli - La camorra avrebbe organizzato e condotto gli assalti contro polizia e carabinieri, schierati in forze davanti alla discarica di Terzigno. Perlomeno nell'ultima settimana, i clan dell'area vesuviana sarebbero stati dietro ai gravissimi incidenti, avvenuti nei pressi della Rotonda di via Panoramica, considerato il luogo simbolo della protesta contro i miasmi provenienti dalla discarica Sari e contro la paventata ipotesi di apertura di un secondo sito a Cava Vitiello a Terzigno. La protesta, come si ricorderà, si era acuita nell’ultima settimana, quando, contro le «divise», allo scoccare della mezzanotte di ogni giorno, venivano lanciate non solo bottiglie e bastoni ma anche bombe carta, fuochi pirotecnici fatti esplodere orizzontalmente verso le forze dell'ordine e decine di bottiglie molotov.
A queste conclusioni sono arrivati i pm della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli, dopo avere letto una informativa consegnata due giorni fa dalla polizia giudiziaria. Gli interessi che i clan nutrirebbero nell’affaire discarica, non sono stati ancora chiariti, sarà l'indagine appena agli inizi a rivelarlo.
La camorra è vicina di casa della discarica Sari. Pochi chilometri più in là, infatti, in via Settetermini a Boscoreale, c'è un insediamento post terremoto, della legge 219, il cosiddetto «Piano Napoli»: centinaia di alloggi non solo assegnati a famiglie perbene di modeste condizioni economiche ma anche a camorristi e spacciatori. Vie e slarghi sono stati trasformati nel corso degli anni, in piazze di spaccio, come testimoniano i frequenti blitz di polizia e carabinieri e le numerose sparatorie tra clan.
Per settimane gli investigatori hanno scrutato giorno e notte, con un efficace lavoro di intelligence coordinato dal vice questore Alberto Francini, tra la variegata umanità che per oltre un mese, si è ritrovata a Terzigno per protestare. Alla Rotonda di via Panoramica non c'erano solo le «mamme vesuviane» e le donne con il Rosario stretto nella mano destra, i ragazzi e gli adulti dei Comitati, gente pacifica che mai avrebbe assaltato le forze dell'ordine ma, anche frange di antagonisti, pronti a soffiare sul fuoco della protesta. Anche queste presenze sono state «registrate» dagli investigatori e consegnate attraverso una informativa in Procura. Negli ultimi giorni però si sono infiltrati anche i clan vesuviani.
E mentre le indagini su questo fronte proseguono, in Prefettura si concentra l'attività del capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Semina ottimismo il sottosegretario: «Entro la fine di questa settimana, l'emergenza rifiuti a Napoli e nei comuni alle pendici del Vesuvio sarà sotto controllo». Poi, l'annuncio: «Qui, non c'è piu' bisogno dell'Esercito: i soldati hanno fatto un ottimo lavoro e continueranno a farlo, però non spetta a loro raccogliere la spazzatura dalle strade».
Bertolaso è poi tornato sugli incidenti, placati solo da due giorni dopo oltre un mese di tensioni. Il Capo della Protezione civile ha rivolto parole di apprezzamento nei confronti della gente vesuviana: «La situazione si è calmata. Ma, gli abitanti di Terzigno non c'entrano con le violenze e le molotov non sanno neanche che cosa siano. Il 90 per 100 dei cittadini è perbene. C'e stata una strumentalizzazione: il malaffare sguazza dove ci sono situazioni di emergenza».
Bertolaso è poi tornato sulle vicende che lo hanno visto implicato personalmente: «Dopo la “macelleria mediatica” di cui sono rimasto vittima, il mio lavoro è diventato più difficile. Però quando parlo, la gente capisce che ci metto la faccia, che sono un semplice servitore dello Stato».
Ieri, intanto, tredici camion hanno sversato terreno vegetale sui rifiuti accatastati nella discarica Sari, per cercare di soffocare i miasmi che si propagano nell'aria e che poi vengono respirati da migliaia di abitanti.
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