Per la personalità di Squitieri, che bella definizione «Pasquale contro venti e maree»! L'ha ideata l'assessore alla cultura, Novo Umberto Maerna, che parteciperà domani (ore 18, Spazio Oberdan, via Vittorio Veneto 2, métro Porta Venezia) all'incontro pubblico gratuito organizzato dalla Provincia nella «Festa del teatro» e condotto da Maurizio Cabona, con l'intervento di Domenico Monetti, curatore del volume «Pasquale Squitieri. Un autore di cinema e... non solo» (Guida).
Oggi si conosce Squitieri per il cinema, come regista. Ma la sua carriera comincia in teatro, da attore. Rispetto a quarant'anni fa, se ne sono andati un po' di capelli, ma gli occhi azzurri di Squitieri sono sempre taglienti. Per rendersene conto, occorre vederlo in collera, stato d'animo che gli è naturale come per un guappo lo è estrarre il coltello.
Dove si pretende dalle vedove il perdono degli assassini dei mariti, nei funerali in diretta tv, uno come Squitieri è andato proprio «contro venti e maree»: Squitieri è esemplare per questo, prima di tutto.
La determinazione gli nuoce? Meno di quanto gli giovi. Quanti «giovani di studio» - anche se di un grande avvocato come Alfredo De Marsico - trovano una ribalta più ampia della corte d'assise, come riesce a Squitieri? Infatti lui, giovane di studio nella Napoli dei primi anni Sessanta, trasforma poi ogni arringa in una requisitoria sul palcoscenico e sul grande schermo.
Da difensore, Squitieri si fa accusatore. L'ultimo suo film, L'avvocato De Gregorio, con Giorgio Albertazzi, è ampiamente autobiografico. L'argomento sono gli incidenti sul lavoro, il protagonista un principe del foro reduce da qualche disavventura. Quando il film esce, stupore di certa critica: «Ma Squitieri non è stato deputato di Alleanza nazionale?». Col sottinteso che sia quindi un «servo dei padroni».
Ma Squitieri raccoglie l'eredità, oltre che di De Marsico, di chi proprio in teatro l'ha lanciato nel 1963: Francesco Rosi, gran nemico dei palazzinari con un classico come Le mani sulla città.
Ci vorrebbe un Lelouch per raccontare il loro amore. Ma questa, direbbe Kipling, è un'altra storia.
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