Staccata la corrente ai cinque operai in rivolta sul carro-ponte della Innse

Ha un «nome e cognome» la società disposta a rilevare Innse e salvare i 50 posti di lavoro: si tratta della Gadda di Milano, che due giorni fa ha firmato una «lettera di interesse». Insomma un impegno a trattare, non la certezza d’acquisto, e per questo la situazione non è cambiata: rimane il provvedimento del magistrato per smantellare la fabbrica e rimangono asserragliati nello stabilimento i quattro operai e il funzionario Fiom. Anzi la situazione è peggiorata dopo che il proprietario di Innse, Silvio Genta, ieri ha staccato la corrente per impedire ai cinque di alimentare i cellulari e comunicare con l’esterno.
La vicenda sembrava sul punto di sbloccarsi dopo l’intervento di Gadda per comprare i terreni da Aedes e capannoni e macchine da Innse, per rilanciare la produzione. Innescando un piccolo giallo quando si è sparsa la notizia che la lettera fosse stata inviata anche alla Regione. «Mai ricevuta» ha replicato il Governatore Roberto Formigoni che ha invece sottolineato come il Pirellone abbia fatto più del proprio dovere. Nel frattempo però la prefettura non ha voluto bloccare lo smontaggio degli impianti, deciso dopo che Genta, cessata l’attività, aveva venduto i macchinari. Per questo gli operai non scendono dal carro ponte su cui sono saliti martedì mattina e continuano i momenti di tensione.

Prima quando una cinquantina di persone è andata a protestare davanti alla prefettura, con i soliti parapiglia e blocco del traffico, per poi tornare davanti allo stabilimento. Qui la temperatura è ulteriormente salita quando Genta ha tolto la corrente allo stabilimento per impedire ai cinque di caricare i telefoni e comunicare con l’esterno.

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