«Gli stadi della Roma e della Lazio si faranno. Garantiremo sui vincoli»

GARANZIE «Saremo garanti di tutte le scelte, gli obiettivi e i vincoli presenti sul territorio»

Traffico, immigrazione, sicurezza. E ora anche fiumi di cocaina e assegni scoperti. Tutto problemi che non stuzzicano più di tanto la fantasia popolare. Il calcio, soprattutto quello parlato, che nella capitale moltiplica le tribune, quello sì che smuove le coscienze. Così non sorprende che ieri mattina, alla solenne celebrazione romana della caduta del muro di Berlino a Trinità dei Mondi, si sia parlato tanto di nuovi stadi. Già, nel bel mezzo della cerimonia il sindaco è stato bombardato dai giovani: «Ma questi stadi si fanno sì o no?». La questione è delicata, il sindaco rassicura: «Sì, noi gli stadi li facciamo». Una questione vitale insomma. Le divergenze con il sottosegretario Giro (dipende dalla Soprintendenza) non sono evidentemente un problema. Alemanno mette i paletti: «È il Comune di Roma che, assieme alla Sovrintendenza, deve prendere la decisione. Dal punto di vista istituzionale c’è un iter da aprire che sarà verificato. Saremo garanti di tutte le scelte, gli obiettivi e i vincoli presenti sul territorio romano».
La replica del sottosegretario non si fa attendere: «Non ho pregiudizi verso la costruzione di nuovi stadi a Roma e che ciò avvenga in tempi ragionevoli - afferma Giro -. Addirittura ho più volte dichiarato che se le cose vengono fatte per bene allora di stadi se ne potrebbero costruire anche più di due. E la mia non era una battuta sarcastica, dal momento che alcune capitali europee hanno fino a quattro stadi moderni e attrezzati. Inoltre - aggiunge l’esponente di governo - non mi scandalizzo se accanto allo stadio venisse costruito un centro multifunzionale che comprenda ulteriori cubature dedicate ai settori commerciale, residenziale e turistico alberghiero, come mi sembra prevedano i progetti (peraltro mai visti) di Roma e Lazio. Oggi, infatti, uno stadio costruito da solo è inconcepibile perché non si regge». «Detto e ribadito ciò - conclude Giro - è chiaro che per procedere su progetti così imponenti e rilevanti ai fini della valutazione dell’impatto paesaggistico, la cui tutela spetta al Mibac ed alle Soprintendenze statali che fanno capo al ministero, occorra da un lato avere le carte che le società sportive non hanno ancora prodotto e dall’altro verificare bene cosa prevede il nuovo Piano regolatore, appena approvato, per studiare se esiste la possibilità di non dovere andare subito in deroga agli strumenti urbanistici vigenti. Mi sembra un ragionamento di assoluto buon senso che spetta al Comune fare. Diversamente, si correrebbe il rischio di non segnare una netta discontinuità con il passato, quando le deroghe e le forzature al Piano regolatore di Roma si moltiplicavano».
Lo scontro diplomatico all’interno del PdL viene cavalcato ad arte dall’opposizione capitolina. «Su questa vicenda degli stadi non bastavano le lacune relative ai finanziamenti per le loro realizzazioni, ci voleva pure la telenovela tra Alemanno e Giro - afferma il consigliere pidiessino Enzo Foschi -. La verità è che questi due esponenti del Pdl disquisiscono di stadi ma, di fatto, stanno litigando sul futuro candidato alla presidenza della regione Lazio su cui, hanno ampia divergenza.

La realtà è che la legge nazionale, in approvazione in Parlamento, riveduta e corretta certo, permetterà di costruire nuovi stadi, una necessità a partire soprattutto dal rispetto che si deve ai tifosi che pagano il biglietto, e si velocizzeranno certamente le procedure burocratiche ma non permetterà deroghe disastrose alle norme di salvaguardia e lascerà la responsabilità al comune di modificare il piano regolatore e ai cittadini di giudicare».

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