Cronache

Una stagione tutta da godere

Una stagione tutta da godere

È un Destino così. Cinico e leggermente beffardo. Per il secondo anno consecutivo la Sampdoria si è vista sopravanzare sul filo di lana dalla «bestia nera» Udinese, che l’anno scorso le soffiò il posto in coppa Uefa e dodici mesi appresso quello in Champions League. Destino cinico e leggermente beffardo, ma globalmente non baro (nonostante la scalogna nera patita contro l’Inter e a Bologna). Non mi riferisco ai meriti, ché quelli di Novellino e discepoli vanno obiettivamente classificati superiori non solo a quelli di Spalletti e dintorni ma persino a quelli degli scudettati Capello e sottoposti, tanto per restare al fatidico bianconero. E non parlo di squadra base, il cui spirito di corpo e la cui organizzazione di gioco sono risultati duri da digerire persino per Juve, Milan e Inter, altro che Udinese. Parlo di organico.
L’organico della Sampdoria era globalmente tosto, ma obiettivamente più «corto» e meno corposo non solo di quello dell’Udinese, ma pure di quelli di Roma e Palermo, Lazio e Fiorentina. Da qui, il riconoscimento dell’enorme «surplus» di meriti accampati da Novellino e discepoli e il disconoscimento del sostantivo «baro» riferito al destino blucerchiato. Come minimo, è universalmente riconosciuto che il Destino, per quanto cinico e beffardo, ben difficilmente avrebbe potuto negare la Champions a una Sampdoria forte di un compagno da 16-13 gol quale fu, là davanti, Bazzani per Flachi nei primi due anni di comunanza in blucerchiato.
Con tutto ciò non intendo minimamente sminuire i meriti di Riccardo Garrone e del suo braccio destro Beppe Marotta, che l’organico tosto ma «corto» hanno approntato. A loro vanno anzi tributate lodi incondizionate per gli sforzi vincenti operati nel triennio sotto tutti i profili: economico-finanziario (90 milioni di euro ha sborsato il presidente, 40 dei quali per salvare il Club dal fallimento) e tecnico-sportivo (a petto delle solenni ma fisiologiche delusioni di Doni e Inzaghi, quanti «colpi» magistrali, nel rapporto prezzo-qualità, ha messo a segno l’amministratore delegato, considerato che l’attuale intero organico è costato 11,5 milioni di euro?). Io, Garrone lo capisco in pieno. È un solidissimo capitano d’industria, ma tiene famiglia abbondante. Ha già sborsato cifre enormi: e nessuno che conosca a fondo le insidie del calcio avrebbe potuto matematicamente garantirgli che un corposo «buonpeso» gli sarebbe valso l’ingresso in Champions League.
D’altronde per la Sampdoria di Novellino, allenatore maratoneta che non fa salti ma costantemente e implacabilmente progredisce, abituato com’è «a scalare le montagne passo dopo passo», è anche meglio. Promozione dalla B. Ottavo posto in A a un dito dall’Uefa. Ingresso in Uefa con un 5° posto a un sospiro dalla Champions League. Oltreché bello e commendevole per Novellino, è un bene per la Sampdoria che mister Walter, che vive di motivazioni, resti costantemente a margine di miglioramento. È la migliore garanzia che il matrimonio duri felicemente a lungo.
E ora, fatti salvi tutti gli autentici titolari odierni, Falcone compreso, sotto con l’oculata ricerca del forte centrocampista in più e dell’uomo da 15 gol senza rigori. Beppe, facci vedere quanto sei bravo una volta di più.
Intanto il Genoa, finalmente vinto ogni assurdo patema (vi dicevo o no di non temere la concorrenza a cominciare da quella del Torino?), riprende a pensare ai sospiratissimi derby del prossimo campionato. Preziosi sa che dieci anni di umiliazioni e tormenti in B sono una pena che va lavata con «l’eau de toilette». La prossima, per noi del calcio grande genovese, sarà una stagione da godere col cuore in gola. Di tutto e di più sul campo.

Altro che Rai.

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