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«Stai con un cristiano, devi morire» Egiziano tenta di uccidere la figlia

MilanoAlla fine il magistrato ha creduto alla figlia: il padre aveva effettivamente tentato di ucciderla soffocandola con una sacchetto, dopo aver scoperto che non era più vergine. Così l’accusa si è trasformata da maltrattamenti in tentato omicidio e la denuncia a piede libero in arresto. E per lo straniero, fanatico musulmano, si sono spalancate ieri le porte del carcere.
Hamed H. A. è un egiziano di 61 anni, da tempo nel nostro Paese. Anzi, ha anche ottenuto la cittadinanza italiana dopo aver sposato una donna calabrese di 55 anni che gli ha dato due figli: una ragazza di 17 anni e un maschio di 23. Una famiglia apparentemente integrata, lui con il suo avviato commercio di materiale elettrico e idraulico, lei commessa in una grossa catena di supermercati. Una vita dignitosa, come dimostra l’appartamento in un elegante condominio in zona Marco d’Agrate, periferia sud, neppure tanto estrema, di Milano.
Negli ultimi tempi però l’uomo era stato preso da furore religioso, diventando un fervente musulmano, tanto rigoroso da rasentare il fondamentalismo. Con frequenti pellegrinaggi alla Mecca da cui ogni volta tornava con una religiosità sempre più accesa. Una situazione che aveva reso tesi i rapporti in famiglia con la moglie, giunta al limite della separazione, e con i figli. In particolare con la ragazza, soprattutto dopo che lo scorso novembre l’uomo aveva scoperto una foto in cui baciava un giovane, italiano per di più, di 23 anni. Segue una scarica di botte, la promessa di non rivolgerle più la parola e l’intimazione alla moglie di fare altrettanto.
Sabato 3 settembre la situazione precipita quando il padre sorprende la figlia sola a casa con il ragazzo. Mica a letto, sul terrazzino a fumare. L’egiziano caccia il fidanzato e inizia un violenta discussione. Vuole sapere se la ragazza sia vergine, minaccia di trascinarla dal ginecologo e alla fine lei ammette di aver avuto rapporti con il ragazzo. La discussione viene interrotta dal rientro della moglie dal lavoro. L’uomo cena con la famiglia poi si ritira nella sua camera. Il giorno dopo la donna deve tornare al supermercato e alle 7.30, approfittando anche dell’assenza dell’altro figlio, il padre sorprende la ragazza a letto e la sveglia sibilandole: «Se non sei più vergine, ti devo ammazzare».
Poi è un crescendo «Perché l’hai fatto? Che disonore...Con un italiano poi, con tutti i musulamni che ci sono, lo sai che non possiamo aver rapporti con gli infedeli...No, devi pagare» le urla mentre le infila un sacchetto in testa che poi blocca serrandole le mani sul collo. Lei cerca di farlo smettere dicendo che sarebbe finito in prigione. «Non mi importa della galera, i musulmani hanno delle regole che devono rispettare» lei replica citando versetti del Corano, sostenendo che nel caso lei avesse peccato sarebbe stato Allah a punirla. L’egiziano rimane perplesso, molla la presa e lei ne approfitta per fuggire. Prima si rifugia dagli zii poi chiama il 113.
I segni sul collo della giovane confermano l’aggressione così gli investigatori della Mobile mettono lei e la madre in una comunità protetta e iniziano gli accertamenti. Vengono sentiti parenti, amici e il fidanzato. Il racconto della ragazza, ripetuto più volte senza contraddizioni, trova puntuale conferme.

Anzi qualcuno avrebbe raccolto un mezza ammissione del padre-padrone «Ci ho pensato sopra tutta la notte (quella tra il 3 il 4, ndr) poi mi sono deciso» a uccidere la figlia. Dettaglio che fa scattare tra le altre aggravati al tentato omicidio, parentela e futili motivi, anche la premeditazione. E le manette.

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