Milano - Ma perché se la prendono tutti con Michelle Hunziker? Ok, il mondo è pieno di uomini che faticano a distinguere virtuale e reale, desideri e possibilità. Ma come si spiega il fatto che per la terza volta in pochi mesi venga processato - e questa volta assolto - un italiano che dava la caccia a una star della tv, e che tutte e tre le volte la vittima sia lei, la biondina di Striscia e del Tic tac? La risposta di Davide Steccanella, legale della soubrette insieme a Giulia Bongiorno, è un vecchio adagio popolare: «La confidenza fa perdere la riverenza». Ovvero: «Michelle è sorridente e gentile. E questo spinge un certo tipo di soggetti a fare confusione».
Tra quelli che avevano «fatto confusione» c’era, secondo la denuncia di Michelle, anche il tizio che ieri viene assolto: Silvano Nicolosi, professione guardia giurata. Che a un certo punto, tra il marzo e l’aprile 2008, comincia a cercare in tutti i modi di parlare con lei. Lui si è difeso: «Niente di morboso, volevo solo offrire i miei servizi professionali». Il tribunale gli crede e lo assolve. Ma è indubbio che gli approcci siano stati un po’ inconsueti. Invece di limitarsi a mandare il suo curriculum, il vigilante si è messo di buzzo buono sulle tracce della Hunziker: tanto da spaventarla e a spingerla a sporgere denuncia. Si è procurato chissà come il suo numero telefonico di casa. Ha chiamato un sacco di volte, andando a sbattere ogni volta contro il muro delle segretarie e delle colf. Allora si è procurato anche l’indirizzo, e si è piazzato sotto casa. Finalmente è riuscito a incrociarla, l’ha abbordata, lei se ne è liberata in qualche modo. E lui ha ricominciato a tartassarla di telefonate, finché sono partite la querela e l’incriminazione per il reato di molestia, che punisce con l’arresto fino a sei mesi chi «per petulanza o per altro biasimevole motivo» rompe l’anima al prossimo.
Non era, per la Procura, un caso di stalking vero e proprio, non eravamo davanti agli «atti persecutori» puniti fino a quattro anni di carcere dalla legge introdotta nel 2009. L’inchiesta contro Nicolosi scatta per il reato di molestia, che punisce con l’arresto fino a sei mesi chi «per petulanza o per altro biasimevole motivo» rompe l’anima al prossimo. Ma anche questo reato ieri viene ritenuto insussistente dal tribunale. E sul metronotte col sogno di fare la guardia a Michelle arriva solo una condanna per trentasei pallottole che teneva illegalmente a casa, e trovate dalla polizia durante la perquisizione seguita alla denuncia della show girl. «È la sentenza che il tribunale ha ritenuto giusta - dice l’avvocato Steccanella - e noi la rispettiamo».
E gli altri episodi, gli altri processi innescati dalla singolare capacità di Michelle di far perdere la testa ai maschi? In uno di essi, in realtà, la magistratura sospetta che l’imputato la testa l’avesse persa effettivamente, ma a prescindere dalla passione per la Hunziker: si tratta di Fabrizio Piga, il trentenne cagliaritano che secondo la denuncia della donna si sarebbe infiltrato addirittura nei camerini di Mediaset per agganciarla. Il procedimento a carico di Piga è fermo in attesa che il giudice decida se sottoporre all’imputato a perizia psichiatrica. Piga, dal canto suo, afferma di non essere per niente matto, e di non avere mai nemmeno perseguitato l’artista svizzera. Ero semplicemente innamorato, dice. Negli studios di Cologno Monzese, afferma, «sono riuscito solo a stringerle la mano, ma non ho tentato di abbracciarla e baciarla. Il mio comportamento aveva lo scopo di iniziare un semplice rapporto di conoscenza e amicizia. Quindi le accuse nei miei confronti sono enormemente ingigantite». E definisce la denuncia nei suoi confronti «un'infamia», «le ho fatto la corte e lei mi ha denunciato. Ora ho difficoltà a trovare lavoro e le altre ragazze, quando lo scoprono, non vogliono più saper niente di me».
Decisamente meno difendibile il comportamento del terzo spasimante, il romano Andrea Spinelli, già condannato a nove mesi di carcere e a diecimila euro di risarcimento. Spinelli aveva inviato nel marzo 2008 alla Hunziker presso la redazione di Striscia la notizia una lettera anonima contenente una lametta da barba con cui - nel messaggio allegato - minacciava di sfregiarla: «prima o poi ti troverò senza quel cane rognoso (il suo bodyguard, ndr) e deturperò quel visino da prostituta».
E secondo la ricostruzione dell’inchiesta del pm Antonio Lamanna, confermata dalla sentenza di primo grado, il giorno dopo avere inviato la lettera con la lametta Andrea Spinelli avrebbe rilanciato con una mail inviata da un indirizzo fasullo alla casella di posta elettronica del «Gabibbo», con un avvertimento ben preciso: «Sono amico di quello che ti ha mandato una lettera con le minacce se fai indagare la polizia ti faccio saltare in aria capito brutta z... ?». Nel giugno scorso, la condanna per minacce. Ma di un quarto uomo, che nel 2007 subissò Michelle di sms e lettere di insulti e minacce, non si è mai potuta scoprire l’identità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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