Stanca:"C'è troppa politica, così l’Expo affonda"

Dopo gli screzi, l’allarme dell’ex manager Ibm, ora a capo della società che organizza l’evento del 2015 a Milano "Le mie richieste? Mi dipingono come un mostro. C’è chi strumentalizza per mandare messaggi al governo"

Stanca:"C'è troppa politica, così l’Expo affonda"

Milano - «Io non ci sto». Già sentita, ma efficace. Adatta a momenti gravi. Come quello che sta vivendo Milano, la città dove il centrodestra litiga un po’ su tutto. «C’è troppo politica. E questo danneggia l’Expo. Io ci sto mettendo anima e corpo, ma non sono disposto a farmi triturare dalle strumentalizzazioni». Lucio Stanca ex manager Ibm, già ministro, guida la Soge, società che organizza l’evento planetario del 2015. Possiamo vederci? «Sopra le cucine del Savini, sa gli uffici oggi sono lì». Il ristorante è quello storico con i tavolini in Galleria e il riferimento è alle polemiche dopo la sua richiesta di Palazzo Reale come adeguata sede di rappresentanza. «Buongiorno. Ecco, visto? Lei ha appena stretto la mano al mostro, a quello da sbattere in prima pagina».

Onorevole Stanca, un milione e 150mila euro di affitto all’anno non erano uno spreco per occuparsi di fame nel mondo?

«Macché denaro pubblico buttato. Li incassava il Comune: chinese money, da una tasca uscivano, nell’altra entravano. Ma ora grazie al sindaco Moratti, avremo quella sede. E gratis. Era la mia idea originaria, anche se adesso c’è chi va sui giornali a dire che si risparmia per merito suo».

E perché lo farebbe?

«Ci sono le elezioni, è la politica. Qualcuno che vuol mandare messaggi al governo. Ma l’anno prossimo si vota per la Regione, tra due per il Comune. Vogliamo distruggere l’Expo?».

Si è fatto un cda col manuale Cencelli, non era inevitabile che andasse così?

«Io non l’ho detto, lo dice lei».

Ha detto che c’è troppa politica.
«La politica ci deve essere. Per controllare, verificare. Anche per criticare, ma non per fare solo polemiche. Dopo quarant’anni di onorata carriera sono arrivato qui e in pochi giorni sono diventato avido e capriccioso».

Ha chiesto un bonus risultato da 150mila euro anche senza risultato.

«Un equivoco. Diciamo che accetto di guadagnare il 70 per cento dello stipendio del sindaco. Facciamo 70mila euro all’anno? Bene, il direttore tecnico ne guadagnerebbe 50mila. E io a uno che prende 50mila euro e sul mercato ne varrebbe dieci volte tanto posso far gestire appalti per un miliardo e 200 milioni? O è un incompetente o è mandato dalla politica per spartire gli affari. Io non voglio né l’uno, né l’altro».

Litigando si sono già persi 14 mesi.

«Per questo chiedo a tutti di farla finita e di cominciare a lavorare tutti assieme».

Ma non siete già una squadra?

«Sì, ma qualcuno gioca per segnare nella nostra porta, per fare autogol».

Dice la Lega?
«Qualcuno che vorrebbe poter dire che il governo non è in grado di gestire un evento così importante a Milano. Ecco, io voglio dare un bel segnale di rottura».

Rompa pure.
«Non sono né Glisenti (il fedelissimo della Moratti che avrebbe dovuto guidare SoGe, ndr), né un commissario. L’unica condizione era che a darmi l’incarico fosse Berlusconi. E così è stato».

Sta mandando messaggi alla Moratti?

«Il merito della vittoria dell’Expo è solo della Moratti. E lei finora mi ha dato tutta la collaborazione possibile».

i parla tanto di politica, poco di Expo.

«E questo è il rischio. Sarà un mosaico di eventi diversi: tanta cultura, scienza, arte. Ora faremo un sondaggio per capire cosa vogliono i milanesi».

In concreto cos’è Expo?

«Milano deve diventare un laboratorio. E rimanere, anche dopo il 2015, un modello per la cooperazione internazionale e l’aiuto ai Paesi in via di sviluppo».

A Saragozza l’ultima edizione è stata un fallimento.
«Stiamo studiando i loro errori».

Le infiltrazioni mafiose?
«Ho già incontrato il prefetto Lombardi, prenderemo tutte le precauzioni. Garantisco che non ce ne saranno».

Il presidente del Fai Giulia Crespi denuncia il rischio cementificazione.
«Dotare un’area metropolitana di infrastrutture e trasporti significa migliorare la qualità dell’ambiente e della vita. Il 50 per cento del sito
Expo sarà verde».

Il tempo perso?
«Quando sono arrivato non c’era nemmeno questo computer. In 23 giorni ho definito struttura organizzativa e politica salariale, trovato la sede, stretto rapporti con il Bie e creato una consulta architettonica formata da cinque grandi architetti tra cui Boeri, Burdet, quello dell’Olimpiade di Londra, Busquest. Dire che siamo fermi è una delle tante falsità».



I fondi tagliati dal governo?

«Arriveranno tutti. Ora basta demagogia, basta moralismi di bassa lega (freudiano, lo dice con la “l” minuscola, ndr). Creiamo una grande squadra, vogliamo bene all’Expo. Ci vorranno altri trecento anni perché tocchi di nuovo all’Italia».

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