La stangata porta nelle casse 75 miliardi in più

RomaLe tre manovre varate l’anno scorso (due dal governo Berlusconi e una dal governo Monti) avranno un impatto di 75 miliardi e 700 milioni nel 2013, consentendo di centrare l’obiettivo del pareggio di bilancio. Ma nel 2014, cioè a pieno regime, il valore degli interventi salirà a 81 miliardi e 300 milioni. Si tratta di una cifra superiore, in cifre attualizzate, alla grande manovra Amato da circa 90mila miliardi di lire varata vent’anni fa, nel 1992. L’insieme delle tre correzioni decise lo scorso anno rappresenta dunque un record assoluto.
I conti sono stati fatti dalla Ragioneria generale dello Stato, guidata da Mario Canzio - ieri confermato dal Consiglio dei ministri al vertice della struttura insieme ad Attilio Befera all’Agenzia delle entrate - e distinguono fra maggiori entrate e minori spese. Nel complesso il maggior prelievo fiscale ha un valore doppio rispetto ai tagli di spesa: nel 2014, quindi a regime, i contribuenti verseranno 53 miliardi e 661 milioni in più, mentre i risparmi arriveranno a quota 27 miliardi e 668 milioni. Che le manovre, specie l’ultima del governo Monti, fossero sbilanciate dalla parte delle entrate si sapeva; ora la Ragioneria «bollina» la disparità. Nel 2013, secondo i calcoli del Centro studi Confindustria, la pressione fiscale raggiungerà il picco record al 45,5% del Pil.
La maggior parte dei tagli sarà comunque a carico dei cittadini. Bisogna infatti ricordare che oltre 10 miliardi di euro di minori spese proverranno dalla riforma delle pensioni, e dunque sono pagati dagli italiani in termini di rinvio dei pensionamenti, ma soprattutto per il blocco degli adeguamenti degli assegni all’andamento dell’inflazione. La voce più importante nel capitolo spese riguarda le amministrazioni locali, con un taglio di oltre 13 miliardi di euro: ma anche in questo caso, saranno i cittadini a pagare in termini di minori servizi e contributi offerti da Comuni e Regioni. Infine, i tagli ai ministeri, che ammontano a 4,2 miliardi.
Queste misure di risanamento dei conti pubblici avranno un impatto molto forte sull’economia reale. Quest’anno, secondo i calcoli degli analisti di Unicredit, l’effetto della triplice manovra varrà fra un punto e un punto e mezzo di Pil in meno.

Le previsioni di Unicredit sono tuttavia meno fosche rispetto a quelle di altri centri economici: il calo del prodotto lordo dovrebbe fermarsi a un -0,3%. Una cifra molto inferiore al -2,2% stimato, solo per fare un esempio, dal Fondo monetario internazionale.

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