la stanza di Mario CerviA sinistra ancora troppi prigionieri dell'odio ideologico

«Alcuni esponenti del centrodestra associano il nome di Berlinguer a quello di Almirante. Prima di fare questi accostamenti bisognerebbe sciacquarsi la bocca. Profondo rispetto per tutti i morti ma non tutti i morti sono uguali. Almirante non merita una targa a Roma, città medaglia d'oro della Resistenza». Così in una nota Enzo Foschi Coordinatore della Segreteria del PD di Roma.
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Cara amica, lei non esprime giudizi ma immagino che, inviandomi quel testo firmato Enzo Foschi abbia voluto sottolineare la settarietà tuttora imperversante in certi anfratti politici. Se questa era la sua intenzione, sappia che mi trova totalmente d'accordo. Giorgio Almirante partecipò ai funerali di Berlinguer, e il ricordarlo offende la sensibilità antifascista del Foschi. Cui sembreranno di sicuro stonate le parole con cui il leader missino spiegò il suo gesto(«Non sono venuto per farmi pubblicità ma per salutare un uomo estremamene onesto»). E cui sembrerà indecente il fatto che esponenti della Nomeklatura comunista del calibro di Nilde Joti e Giancarlo Pajetta abbiano accolto Almirante alle Botteghe Oscure. Enzo Foschi suggerisce di sciacquarsi la bocca a chi ha avuto l'audacia blasfeme di accostare il nome del segretario rosso al nome del segretario nero. Io credo che sarebbe opportuna una buona sciacquata del Foschi ai suoi arrugginiti e ottusi schemi politici. C'è evidentemente una dirigenza del Pd che non ha dimenticato nulla e non ha imparato nulla, resta aggrappata alle intolleranze e violenze di un'altra stagione e di un'altra Italia.

La lezione postuma di Foschi a dirigenti comunisti che avevano motivi ben più validi dei suoi per aborrire il fascismo fa cadere le braccia. Anche chi ha creduto e crede nel nuovo corso della sinistra di Renzi viene da un Foschi qualsiasi richiamato vecchi e truci slògans «Pietà l'è morta» anche o soprattutto per i morti.

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