la stanza di Mario CerviAdolfo Suárez, l'eroe dimenticato della democrazia spagnola

Nei giorni scorsi è morto Adolfo Suárez il quale, alla morte del Caudillo Francisco Franco, nel '75, a fianco del re Juan Carlos seppe portare la Spagna a una democrazia compiuta, senza guerre civili né grandi strappi sociali. Volevo ricordarlo.
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Cara amica, ho avuto anch'io la sua stessa impressione. Ossia che i ricordi e le celebrazioni di Adolfo Suárez, in occasione della morte, siano stati inadeguati per la statura del personaggio. Suárez, giovane di brillante avvenire ben inserito nel regime franchista ma aperto alle idee liberali, a 43 anni, scomparso il Generalísimo, seppe gestire il percorso verso le libertà democratiche, con grande capacità e con grande equilibrio. Quella mutazione del 1976, ben assecondata dall'allora giovane re Juan Carlos, risparmiò alla Spagna traumi e violenze. Ebbe il favore dell'opinione pubblica, che gli orrori della guerra civile li aveva già sperimentati dal 1936 al 1939 e che non ne voleva una riedizione. Il 15 giugno 1977, per la prima volta dopo il levantamiento militare, furono indette libere elezioni. Nel sèguito degli avvenimenti Suárez non ebbe il ruolo che gli sarebbe spettato. Poi finì nella penombra anche per tristi vicende familiari.

La moglie e la figlia maggiore furono uccise dal cancro, e su di lui si abbattè la condanna dell'Alzheimer. Ma nelle pagine della storia spagnola resta scritto a grandi caratteri ciò che Suárez seppe fare in circostanze di tremenda difficoltà.

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