Preg.mo Cervi, devo dissentire dalla Sua «stanza» di domenica scorsa, 13 ottobre. A Lei sembra che le Pussy Riot siano state punite oltre il dovuto dovendo scontare veramente due anni di carcere. Le pongo due domande: 1) Se avessero proposto la medesima scena in una moschea, che cosa sarebbe successo? In tal caso le loro vite sarebbero state considerate alla stregua di un cerino usato. 2) Prima di mettere in atto la «sceneggiata sacrilega» hanno preso in considerazione che nella Russia di Putin la pena è certa e non ballerina come nelle democrazie occidentali?
Cameri (Novara)
Caro Clementi, lei si riferisce alla risposta data a un lettore secondo il quale lo zar Putin ha realizzato in Russia una vera democrazia. Esprimevo al riguardo le mie perplessità, citando il caso delle Pussy Riot. Lei non è d'accordo. E nemmeno è d'accordo, pur esprimendosi con grande cortesia, Dino Di Silvio. Ho dovuto scorciare, per motivi di spazio, gli scritti di entrambi, e limitare la mia replica alle sue due domande. Vero, verissimo che se le Pussy Riot si fossero esibite in una moschea insultando il Corano difficilmente ne sarebbero uscite vive. Al confronto, due anni di galera sono poca cosa. Nessuno dotato d'un minimo di comprendonio ha mai detto che i precetti dell'Islam siano liberali e democratici. Sono oppressivi, intolleranti, e all'occasione crudeli. Non vedrei mai nelle regole islamiche un esempio da imitare. Le spigliate ragazze hanno forse dimenticato che in Russia la pena è certa, non come da noi.
Dino Di Silvio aggiunge che «la Russia vuole mantenere dei valori etici e morali radicati nella sua cultura». Per la verità nella sua cultura ufficiale fu radicato per alcuni decenni l'ateismo. L'ortodossia religiosa è rispettabile, ma se declamata da ex comunisti diventa secondo me poco credibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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